Cresce l’interesse per i birrifici agricoli. Sono sempre più numerosi gli imprenditori che scelgono di orientarsi verso la produzione della birra e anche a tavola gli abbinamenti sono ricercati.
La lavorazione del prodotto finito avviene sempre più spesso nelle stesse aziende agricole che investono a orzo. Come approfondito anche dall’edizione speciale dedicata agli 80 anni di “Edagricole Nuova Generazione”, dal rapporto Multifunzionalità agricola e agriturismo elaborato da Ismea, emerge che il valore delle pratiche multifunzionali (energie rinnovabili, agriturismo, contoterzismo e prima lavorazione dei prodotti) è circa 11 miliardi di euro, il 22.3% del Pil dell’agricoltura.
Con il DM 212/2010 è data una possibilità in più alle aziende, con l’introduzione dei birrifici agricoli (da non confondere con i birrifici artigianali). Il decreto stabilisce che la produzione di malto e birra possono essere considerate attività connesse e che la birra sia un prodotto agricolo quando è ottenuta con almeno il 51% dei cereali prodotti in azienda. In molti casi, come considerato dal Consorzio Produttori Orzo e Birra (con sede nelle Marche), i birrifici agricoli superano il 70% delle materie aziendali.
Per l’impresa tutto questo si traduce in una opportunità di diversificare gli investimenti andando incontro a consumi sempre più estesi, anche in Italia, e apprezzati. Per i giovani, in particolar modo – quelli della cosiddetta “craft revolution” dei millennials – la considerazione, come tipicità, della birra è quasi equiparabile a quella del vino.