L’otto aprile ricorreranno i cinque anni dalla morte di Francesco Biondi Santi, il gentleman del Brunello, fortemente legato a Montalcino ed alla sua tradizione. Il Brunello negli anni cambia perché cambiano i produttori, la cultura vitivinicola che è sempre in evoluzione. Nonostante questo Montalcino non smette di crescere, conquista sempre più importanti fette di mercato, e sempre più diviene orgoglio nazional popolare per l’eccellenza che rappresenta nel mondo. Di recente si è concluso il Benvenuto Brunello, dove sono state aperte le botti del 2013 ad un pubblico accorso da tutto il mondo, sempre più esperto ed innamorato del Brunello.
Gigliola Giannetti, della Tenuta Le Potazzine, in giovane età ha collaborato da vicino proprio di Francesco Biondi Santi: «Ho conosciuto Franco Biondi Santi – racconta con un filo di emozione – è sempre stato cultore della tradizione ed uomo attento alla tipicità, sicuramente in alcuni casi sposerebbe le filosofie di alcuni produttori ed in altri casi un po’ meno». A Benvenuto Brunello, fra gli altri, Renzo Cosimi di Poggio dell’Aquila piccolo produttore giovane e dinamico; e Francesco Cantini di Piombaia che si caratterizza per apparire ed essere fuori dagli schemi, con i continui richiami all’importanza che riveste il contesto culturale di Montalcino per il vino Brunello.
Che Benvenuto è stato, cosa rappresenta per voi questo evento?
Gigliola Giannetti: «Benvenuto è stato come ogni anno molto interessante, con la presenza di giornalisti accreditati e operatori del settore, per noi è importante perché ci da l’opportunità di salutare tante persone che vengono appositamente per assaggiare le nuove annate, nonché motivo di scambio di idee per l’andamento del futuro del nostro territorio».
Renzo Cosimi:«Il Benvenuto 2018 viste le annate presentate Brunello 2013 riserva 2012 e rosso 2016 è stato un’ottima presentazione e ha riscontrato una notevole qualità dei prodotti presentati».
Francesco Cantini: «È stato un Benvenuto interessante, strutturato bene, grazie al Consorzio è stata una buona manifestazione, con una partecipazione alta di gente di buon livello. Il Benvenuto è stato quello che deve essere, una festa dove noi produttori ci presentiamo insieme al mercato con i nuovi prodotti dell’annata. Per noi di Piombaia quest’anno è stato poi anche più interessante perché ci hanno recensito tra le migliori 20 etichette del Gambero Rosso».
Cosa è cambiato nel mondo del Brunello negli ultimi dieci anni?
Gigliola Giannetti: «Con l’avvento di internet il mercato del vino negli ultimi anni è cambiato, sia per la comunicazione più immediata, sia come sistema di vendita, grazie all’online. Per certi aspetti ha velocizzato ed avvicinato le persone al vino, ma per altri ha omologato un po’ in basso la qualità dei rapporti».
Renzo Cosimi: «Negli ultimi 10 anni grazie a studi, prove e molta attenzione da parte dei produttori è pian piano cambiato il metodo di lavoro sia in vigna che in cantina. Nel mio caso specifico il cambiamento forte è stato aver portato la mia azienda in certificazione biologica. In linea generale il Brunello negli ultimi anni è solo migliorato, grazie alle nuove tecnologie e la grande passione e dedizione dei produttori».
Francesco Cantini: «Negli ultimi anni è sicuramente cambiato l’approccio generale al nostro territorio. Prima casomai si considerava solo il vino, ora il territorio è sempre più diventato un elemento importante, con la cura e selezione dei terreni, gli studi sulla vigna. E’ cambiato anche il modo di porsi all’esterno, al mondo del vino, all’estero. C’è stato un ringiovanimento del consiglio, con molti giovani che sono entrati con le loro idee. Anche il Brunello è cambiato. Perché il vino è figlio di chi lo fa, ma anche perché cambia il modo di farlo, cambiano i legni, cambia la tendenza: fino a dieci anni fa si ricercava il profumo del legno, oggi si cerca più il frutto, il terroir».
Come è cambiato il mercato del vino dal punto di vista commerciale?
Gigliola Giannetti: «Se l’azienda ha organizzato una buona rete commerciale il mercato è in mano al produttore. Ma senza controllo si innescherebbero dinamiche molto pericolose».
Renzo Cosimi: «Il consumatore finale è molto attento, vuol conoscere personalmente l’azienda e il produttore. Le società di commercializzazione non hanno in mano il mercato del Brunello, ma certamente fanno la loro parte. Comunque, per me che non ho un commerciale è fondamentale fare un vino buono».
Francesco Cantini: «Il mercato del vino è cambiato, c’è una ricerca crescente del biologico, questo ha spinto molte imprese a fare questo passo. E’ cambiato anche perché si sono spostate fette di mercato da occidente ad oriente, con la Cina che spinge tanto. Comunque la prima cliente del Brunello resta l’America. Noi stiamo spingendo per creare contatti diretti, per fidelizzare la nostra clientela. Le aziende che fanno commercializzazione comprano il vino e lo esportano in tutto il mondo, ma non sono loro a fare il bello e cattivo tempo che invece lo fanno i giornalisti ed i blogger. Purtroppo ci sono comunicazioni forzate, con il sistema dei punteggi che possono essere buoni per la vendita ma non sempre sono obiettivi. A volte è incomprensibile come per il blogger X il tuo vino vale 95 e per il blogger Y 80. Valutazioni superficiali o sbagliate possono creare danni alle aziende».
Quali sono le nuove frontiere dell’investimento nel mondo enologico di Montalcino? Cantina o vigna?
Gigliola Giannetti: «Gli investimenti fatti negli ultimi venti anni sono stati soprattutto finalizzati all’ampliamento o alla ristrutturazione delle cantine. Tuttavia in anni recenti c’è un interesse sempre più forte per sistemi di viticultura sostenibili, con maggiore attenzione per la pianta e per la sua coltivazione».
Renzo Cosimi: «Sono passato al biologico, perché ci credo fortemente e perché dove è locata la mia azienda il biologico può essere fatto senza problemi con una ottima qualità del prodotto».
Francesco Cantini: «Noi dal 2009 abbiamo fatto la scelta del biologico prima e del biodinamico poi, perché crediamo fortemente nella sostenibilità ambientale. Oltre al fatto che il prodotto è sicuramente di migliore qualità, così come è più buono un pomodoro fatto crescere nel proprio orto. In Italia esistono già piccoli biodistretti, ma se Montalcino dovesse fare un giorno tale scelta sarebbe una cosa importante proprio perché Montalcino e il nostro vino sono conosciuti a livello globale, sarebbe una cosa bella per il Paese».
Quali sono le criticità che potrebbero prospettarsi all’orizzonte e che varrebbe la pena anticipare per porvi rimedio?
Gigliola Giannetti: «Le criticità del futuro, una di queste è sicuramente il clima, assistiamo oggi a dei cambiamenti repentini ed a stagioni non equilibrate, dovremmo impegnarci nella ricerca, ed avere una sensibilità maggiore a livello agronomico, se vogliamo continuare a produrre vini di qualità, dovremmo sempre di più sensibilizzarci ad interpretare al meglio le temperature, per poter portare in cantina uve sane e con maturazioni fenoliche giuste».
Renzo Cosimi: «L’appiattimento, il sentirsi arrivati. È fondamentale continuare a sperimentare sulla vigna le varie idee e soprattutto confrontarsi di più tra produttori».
Francesco Cantini: «Le criticità potrebbero venire dal non considerare di fare un passo comune verso il biologico e la sostenibilità. In ogni caso sarà sempre fondamentale tenere sempre presente quello che è Montalcino, la sua cultura, l’archeologia, l’artigianato».