Per i produttori agricoli la vendita diretta rappresenta una delle maggiori opportunità per valorizzare al meglio i propri prodotti. Al tempo stesso è da sempre l’argomento preferito per sporadiche (e dannose) incursioni di quello o dell’altro ministero, a secondo di chi al momento si trova a “presumere” una competenza in materia.
Recentemente è dovuto intervenire il Ministero dell’agricoltura per riportare sui binari il Ministero dell’industria. Oggi, interviene il Ministero dell’economia, che ha certamente competenza sull’argomento, con due risoluzioni: una sulla possibilità di utilizzare fondi per la vendita diretta in centro città, l’altra per consentire l’uso di stoviglie riutilizzabili per il consumo sul posto di prodotti agricoli.
Ma andiamo con ordine. Con la prima risoluzione il Ministero dell’economia interviene su richiesta di una imprenditrice agricola che svolge l’attività di vendita diretta dei propri prodotti agricoli all’interno di un negozio affittato nel centro di Milano, distante dalla sede aziendale.
In forza di tale distanza, il Comune competente riteneva di inquadrare l’attività nell’ambito commerciale, pertanto, chiedeva all’imprenditrice di inviare una SCIA per la somministrazione di cibi e bevande al pari di un ristorante. Per tale attività, l’imprenditrice riteneva (a ragione) di dover inoltrare una semplice comunicazione di inizio attività di vendita diretta nell’ambito agricolo.
Il Ministero, accogliendo appieno le ragioni rappresentate dall’imprenditrice, per altro in linea con la legge di orientamento e modernizzazione in agricoltura, ricorda (ai comuni) che la suddetta legge non fa distinzione tra locali situati all’interno dell’azienda agricola e quelli situati in altri luoghi. Il consumo immediato di cibo e bevande nell’ambito della disciplina della vendita diretta, è consentito negli immobili di cui l’imprenditore ha la disponibilità, a prescindere dall’ubicazione degli stessi e fermi restando, ovviamente, i requisiti igienico sanitari. L’altro pronunciamento di interesse per chi effettua l’attività in commento, riguarda la possibilità di utilizzare stoviglie non per forza “usa e getta”.
Tenendo in considerazione, a parere di chi scrive, anche l’impatto ambientale per quanto attiene la riduzione dei rifiuti, il Ministero dell’economia consente agli imprenditori agricoli che vendono direttamente prodotti che possono essere consumati sul posto, utilizzando bicchieri di vetro, piatti di porcellana, posate in metallo e tovaglioli di stoffa, evitando così l’uso di stoviglie usa e getta. Dato che la vendita deve rigorosamente avvenire senza la somministrazione (che esemplifichiamo quale “servizio al tavolo”), è sufficiente che l’imprenditore renda disponibili tali oggetti, evitando accuratamente di far trovare ad esempio, la tavola apparecchiata. Questi ultimi pronunciamenti sono particolarmente interessanti oggi, anche alla luce delle importanti recentissime disposizioni inerenti lo street food, introdotte dalla legge di Bilancio 2018, di cui abbiamo già dato notizia nei numeri precedenti di Dimensione agricoltura.