Il grano saraceno, con le sue spiccate proprietà antiossidanti ed antiinfiammatorie può davvero contribuire a migliorare la qualità della vita di chi ha subito una resezione pancreatica.
E’ quanto emerge dallo studio condotto dal CREA, con il suo Centro Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione e dall’Università di Roma Sapienza, con il Dipartimento di medicina interna, che è stato appena presentato al II Simposio Europeo sul grano saraceno.
Il prof. Piero Chirletti, ordinario di Chirurgia Generale alla Sapienza Università di Roma e direttore della UOC Chirurgia Generale N presso il Dipartimento di Chirurgia “F. Durante” al Policlinico Umberto, I ha selezionato 18 pazienti, operati da 3 anni di resezione pancreatica, non soggetti a chemioterapia e con un indice di massa corporea inferiore a 19.
A 9 di questi per un mese è stato somministrato uno snack al giorno di 70 grammi di grano saraceno maltato, realizzato da Giovanni Bonafaccia, primo ricercatore CREA Alimenti e Nutrizione. Ai restanti 9, invece, è stato dato uno snack equivalente, ma a base riso.
Tutti i pazienti coinvolti sono stati attentamente monitorati prima, durante e dopo lo studio: hanno tenuto un diario alimentare, compilato un questionario sui disturbi gastrointestinali e uno sulla qualità della vita e si sono sottoposti a visite nutrizionali e ad una serie di analisi per la valutazione dell’assetto nutrizionale, infiammatorio e ossidativo.
I risultati hanno evidenziato che chi ha assunto le barrette di grano saraceno maltato – a differenza del gruppo di quelli con somministrazione di barrette di solo riso – ha migliorato il proprio stato nutrizionale, aumentando la capacità intestinale di assorbimento degli alimenti con un aumento della massa magra a discapito della massa grassa. Inoltre, i pazienti hanno riferito – dato fondamentale per una migliore qualità della vita – di una diminuzione dei dolori addominali, che purtroppo spesso si presentano dopo l’ingestione di cibo in chi ha subito questo tipo di interventi ed una diminuzione consistente delle steatorree (feci con grassi non digeriti), tipiche di pazienti sottoposti ad asportazione totale del pancreas.
“La maltazione – afferma Giovanni Bonafaccia, coordinatore CREA della ricerca, che già da diversi anni studia le caratteristiche del grano saraceno – aumenta di almeno 4 volte il già elevato potere antiossidante ed antiinfammatorio di questo pseudo-cereale, prodotto dimenticato delle nostre valli, che presenta anche interessanti potenzialità agronomiche: è resistente e in grado di adattarsi a suoli e climi diversi, è facilmente coltivabile e a basso impatto ambientale”.
Cos’è il grano saraceno Il grano saraceno è una specie con caratteristiche diverse da quelle degli altri cereali. E’ infatti l’unico che non appartiene alla famiglia botanica delle Graminacee, bensì a quella delle Poligonacee e si caratterizza per l’elevato valore biologico delle proteine, superiore a quello di qualsiasi altro prodotto di origine vegetale. Un tempo veniva coltivato soprattutto nelle vallate alpine, in particolare in Valtellina (Sondrio) e in Alto Adige (Bolzano), e in misura minore sugli Appennini. Data la quasi totale scomparsa della coltura, il nostro Paese si trova a dover importare oltre il 90% della quantità consumata, in particolar modo dalla Cina e dall’Europa orientale.
Si sta lavorando alla reintroduzione del grano saraceno attraverso la caratterizzazione di vecchie cultivar locali e la valutazione di cultivar di provenienza alloctona, insieme alla messa a punto di agrotecniche moderne, ma a basso impatto ambientale, e ad analisi chimiche e bromatologiche che consentano un’esauriente valutazione qualitativa della granella.