Per poter essere considerati rurali gli immobili abitativi devono essere concessi ed utilizzati dai dipendenti tempo indeterminato dell’impresa agricola. Se sono assunti con contratto a tempo determinato, devono aver svolto almeno 100 giornate di lavoro nell’anno e nella medesima azienda agricola. Se l’abitazione viene utilizzata nell’anno da più soggetti nessuno dei quali individualmente raggiunge il predetto limite di 100 giornate, l’abitazione non può essere qualificata rurale. Questa la posizione assunta dalla Direzione centrate del catasto con un recente pronunciamento in risposta ad un quesito posto da un ente territoriale.
Nuovo fronte aperto su IMU ed imposte dirette quindi, sul quale siamo certi che molti comuni si adopereranno, spendendo risorse spesso superiori a quelle che poi riescono a recuperare. Se sulla carta quanto affermato dal Catasto non è discutibile in quanto la norma non permetterebbe un interpretazione letterale diversa da quella a cui è giunta la Direzione centrale, nella realtà la natura di bene strumentale all’esercizio dell’attività agricola non viene certamente mutata se nell’arco dell’anno si alternano nell’immobile più dipendenti a tempo determinato, seppure occupati per meno di 100 giornate di lavoro ciascuno. L’importante è che l’immobile venga utilizzato per un congruo periodo di tempo dell’anno dai dipendenti dell’impresa agricola. Se ad esempio nell’arco dell’anno ed in periodi non sovrapposti, si alternano due dipendenti a tempo determinato per non meno di 50 giornate ciascuno, il dettato normativo dovrebbe intendersi rispettato. “Buon senso letterale della norma”… tutto qua!