Difesa del Made in Italy e Ceta le priorità da risolvere. Pac post 2020? C’è da cambiare intero modello

Andrea Tiso, presidente Confeuro
Andrea Tiso, presidente Confeuro
Andrea Tiso, presidente Confeuro

Presidente Tiso, qual è il suo giudizio sui primi giorni di lavoro del nuovo Governo?

E’ difficile giudicare queste poche settimane. Fino ad ora si sono viste delle prese di posizioni molto forti, alcune giuste, altre invece preoccupanti. Noi della Confeuro rimaniamo un’organizzazione a vocazione estremamente europeista e, per quanto crediamo sia giusto ridiscutere i modi con i quali l’Italia fa parte della comunità europea, non crediamo sia possibile immaginarne un’uscita. Concordiamo con una presa di posizione forte in ambito comunitario, che riporti l’Italia al centro dei programmi UE con particolare riguardo al settore agricolo. In molte tematiche oggi ci posizionano come fanalino di coda, dobbiamo tornare al vertice. Anche sull’aspetto fiscale e previdenziale abbiamo ascoltato molti slogan, ora attendiamo i fatti. Siamo certi che rilanciare l’Agricoltura potrà essere certamente un elemento distintivo di merito.

Pesaggio della campagna toscana
Pesaggio della campagna toscana

Come vede la ‘partenza’ del ministro Centinaio e del nuovo Mipaaf?

Per il ministro Centinaio vale lo stesso discorso fatto per il governo, è ancora troppo presto per fare una valutazione. Posso dire che non mi è chiarissima l’urgenza di unire il ministero dell’Agricoltura al Turismo, ma va anche detto che siamo in grande sintonia sull’urgenza di fermare il Ceta e tutti quei trattati che favoriscono le multinazionali e mettono un cappio al collo delle Piccole e Medie Imprese agricole italiane.

 

Quali sono le priorità che a suo avviso devono avere la precedenza?

Andrea Tiso
Andrea Tiso

Bisogna riportare al centro di ogni sistema economico, scientifico e culturale la persona e nella fattispecie gli agricoltori, a cominciare dalle micro imprese e dai contadini che vanno incoraggiati, inserendoli in un circuito di assistenza tecnica gratuita, liberandoli da ogni vincolo strumentale e creando condizioni di vita il più possibile agevoli anche per poter raggiungere le campagne con tutti i mezzi di comunicazione che le nuove tecnologie offrono.

Da tempo stiamo affermando che i piccoli agricoltori, protagonisti della qualità e delle eccellenze, non vanno dimenticati, piuttosto necessitano di politiche per produrre, trasformare e vendere i prodotti di “nicchia” senza obblighi burocratici e fiscali, che preludono l’impegno di quanti vivono in simbiosi con la natura come sentinelle dell’ambiente. Stiamo parlando dunque di un’agricoltura su piccola scala che necessita della giusta protezione e considerazione. Va inoltre ricordato che il primario italiano ha sempre fatto registrare l’interesse degli under 40, e considerato che il mondo agricolo ha la chiara urgenza di un ricambio generazionale e il Paese ha dei tassi di disoccupazione giovanile altissimi, direi che si può lavorare ancora molto in questa direzione.


Cosa manca per dare più valore al lavoro delle aziende agricole italiane e rendere più competitivo il Made in Italy?

 In questi anni sono stati fatti dei passi in avanti sul versante dell’etichettatura e sulla salvaguardia delle produzioni agricole, ma altri passi sono stati di lato e hanno permesso alle multinazionali di giocare con il brand del “made in Italy”. Vanno individuate e corrette queste storture e fatta una lotta senza quartiere al fenomeno dell’italian sounding.

Photo: © Europen Parliament/P.Naj-Oleari pietro.naj-oleari@europarl.europa.euPac post 2020: cosa c’è da fare secondo Confeuro?

C’è da cambiare un intero modello. Per prima cosa bisogna respingere la proposta del taglio al bilancio europeo che prevederebbe una decurtazione del 5% delle risorse complessive dedicate alla Pac; e poi bisogna immaginare radicalmente una nuova Politica Agricola Comune con al centro, non le agro-industrie legate alla commercializzazione e alla distribuzione, ma quelle PMI del mondo agricolo che sono artefici delle produzioni agricole, della tutela del paesaggio e della salvaguardia delle biodiversità. Per riuscirci bisogna impegnarsi attivamente perché la Pac, che ricordiamo rappresentare il 38% del bilancio dell’Unione Europea, sia dedicata quasi esclusivamente alle PMI del comparto. Si possono utilizzare diversi strumenti per arrivare a questo risultato, tra cui quello di escludere dai finanziamenti le agro-industrie o quello di stabilire degli importi massimi di risorse ottenibili, ma questo lavoro va fatto adoperandosi sin da ora con tempestività e determinazione.

C’è poi un altro elemento che la nuova Politica Agricola Comune deve necessariamente affrontare; ed è quello di privilegiare l’agro-ecologia. Il primario va considerato, non più come un semplice aggregato economico, ma come un modello di crescita e sviluppo capace di tenere insieme le esigenze di salvaguardia del pianeta e della salubrità del cibo con la creazione di nuove strategie commerciali. A testimoniare questa possibilità sono soprattutto i dati sull’aumento del mercato del biologico italiano, cresciuto del 15% in un solo anno. La nuova Pac dovrà quindi guardare alle PMI, ma anche parlare con chiarezza di promozione delle coltivazioni biologiche, lotta all’uso dei pesticidi, controllo dell’utilizzo di fitofarmaci e antibiotici e  ridimensionamento delle emissioni di carbonio.

 

 

 

 

 

 

 

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