Petti ritoccherà in alto il prezzo per ogni tonnellata di pomodoro toscano agli agricoltori che conferiranno all’industria di Venturina Terme nei prossimi giorni. Una decisione presa a seguito di un’annata particolarmente difficile per il pomodoro al Centro-Nord Italia, con un clima instabile tra siccità e violente precipitazioni che ha condizionato fortemente le fasi colturali, provocando una forte flessione produttiva.
Per questo Petti ha chiuso un accordo commerciale al di sopra di quello fissato dal contratto di riferimento, ritoccando l’accordo fino 100 euro a tonnellata, con un innalzamento del 10 per cento. Molto soddisfatta Cia-Agricoltori Italiani, che apprezza l’atteggiamento dell’industria di trasformazione e il processo che ha portato all’accordo.
Petti, che ha il suo quartier generale in Toscana, acquista -attraverso Italian Food Spa- prevalentemente il prodotto degli agricoltori consorziati in Aspor, ubicati con le loro aziende nell’areale Livorno-Grosseto. Oltre a un prezzo più equo per il prodotto sui campi -spiega Cia- è particolarmente significativa la presa di posizione del Gruppo, per voce del titolare Pasquale Petti, che si è schierato apertamente contro la logica delle aste al ribasso applicate da una parte della Grande distribuzione organizzata, minando la sostenibilità del settore.
Confidiamo -conclude Cia- che l’esempio di Petti con i produttori toscani di pomodoro divenga un processo virtuoso di filiera a cui ispirarsi a livello nazionale, da applicare a più ampio raggio anche per altre produzioni.