«Come avevamo previsto, i dazi aprono la strada a nuove misure di ritorsione. Una prolungata guerra commerciale ridurrebbe il potenziale di crescita dell’economia su scala mondiale e inciderebbe sul normale andamento dei rapporti di cambio tra le principali valute, con il risultato di alterare artificialmente la competitività delle merci». Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti commenta i dazi voluti dal presidente Usa, Donald Trump, su altri 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi entrati in vigore oggi (il 40% di quelle complessive), con Pechino che ha accusato Washington di “intimidazioni economiche” nel braccio di ferro commerciale tra le due economie che sta assumendo dimensioni globali ed annunciato che i negoziati sono bloccati a data da destinarsi.
Confagricoltura ricorda che, in assenza di un accordo con il governo di Pechino, è già stabilito che i dazi saliranno al 25% dal 1° gennaio 2019. E che, in caso di contromisure da parte della Cina, il presidente Trump ha dato mandato all’Amministrazione di avviare le procedure per sottoporre a dazi aggiuntivi un ulteriore ammontare di importazioni per 267 miliardi di dollari. In pratica, tutti i prodotti cinesi destinati al mercato americano sarebbero sottoposti a ulteriori dazi.
«Una prolungata guerra commerciale potrebbe modificare i consolidati mercati di sbocco – aggiunge il presidente di Confagricoltura -. Non è affatto scontato, ad esempio, che le tensioni tra Usa e Cina si traducano in una contrazione generalizzata dell’export agroalimentare americano. È già partita infatti a Washington un’iniziativa supportata da generosi finanziamenti pubblici per trovare nuovi mercati sui quali collocare le commodities americane».