Un viaggio fra i vigneti d’Italia per capire meglio come sta andando la vendemmia in corso. Dalla Valle d’Aosta al Trentino, dall’Emilia alla Toscana, fino alla Sicilia, direttamente con i produttori e con i diversi Consorzi per comprendere le potenzialità di questo di 2018 in vigna. “Uve sane e di buona qualità” è un po’ questo il ritornello che caratterizza questo inizio di vendemmia. Grazie alle abbondanti piogge primaverili e gli sbalzi termici durante l’estate lo sviluppo della pianta, prima, e del grappolo, poi, hanno permesso di ritornare sugli standard quantitativi di annate ‘normali’ come il 2016.
Secondo i dati elaborati da Unione Italiana Vini e Ismea per l’Osservatorio del Vino quella in corso è una buona vendemmia che permetterà al settore vitivinicolo italiano di riprendersi dopo un anno difficile. La produzione è stimata in 49 milioni di ettolitri, con un incremento del 15% rispetto ai 42,5 milioni dello scorso anno, che riavvicina l’Italia alle medie pre-2017. Una crescita produttiva rilevante che delinea un quadro nel complesso positivo seppur con qualche criticità, in particolare al Sud, influenzato da un’estate segnata dalla piovosità consistente che ha messo in difficoltà i produttori di alcune regioni.
Stefano Celi, presidente di Vival (Associazione Viticoltori Valle d’Aosta), spiega come «ci sia stato un recupero del 60-70 per cento nelle zone colpite dalle gelate primaverili di maggio 2017». «Le uve – aggiunge Celi ad agricultura.it – hanno una buona maturazione, si presentano sane e di buona qualità, permettendo di ultimare la raccolta intorno la metà di ottobre». Così anche nella provincia di Trento, secondo i dati forniti dal Consorzio di Tutela dei Vini del Trentino, si avrà un incremento del 15-20 per cento per le uve a bacca bianca e del 20-25 per cento per uve a bacca nero rispetto le scorse raccolte (2016 e 2017), dove si è avuto un calo produttivo sotto la media stagionale. L’assenza di ogni tipo di stress, temperature massime non eccessive e sbalzi termici tra il giorno e la notte nella norma, il buono stato di salute delle uve, stanno determinando una prospettiva di vendemmia con qualità molto buona.
Nella zona Doc Colli Berici è previsto un aumento di circa il 15% rispetto al 2017.Una vendemmia che torna a numeri positivi, dopo le difficoltà del 2017. La stagione 2018 seppur instabile – tra piogge e temporali – preannuncia un ritorno a livelli ottimali dei numeri di produzione. «L’annata 2018 nella provincia di Vicenza è caratterizzata da una forte produzione – spiega Giovanni Ponchia, direttore del Consorzio Vini Colli Berici e Vicenza Doc –. Se lo scorso anno le gelate primaverili in pianura e la siccità in collina avevano messo a dura prova i nostri vigneti, quest’anno abbondanti precipitazioni alternate a giornate calde e ventilate hanno contribuito ad un notevole sviluppo vegetativo e alla formazione di grappoli più pesanti. Fortunatamente i forti temporali di agosto non hanno creato nessun problema alle piante. Inoltre la produzione più esuberante ha consentito alle aziende di effettuare in modo efficace le operazioni di vendemmia verde in luglio, equilibrando le produzioni e portando a maturazione i grappoli migliori».
Vendemmiata la varietà Turbiana nella zona del Lugana, l’area DOC di circa 2000 ettari a cavallo tra le province di Verona e Brescia in cui si produce l’omonimo vino bianco. Una stagione iniziata con forti timori per le abbondanti piogge primaverili che facevano presagire un destino simile a quello della complicata stagione 2014, ma poi virata decisamente verso il meglio. A farsi portavoce del territorio è Fabio Zenato dell’azienda agricola Le Morette. «Le
piogge copiose – spiega Fabio Zenato – si sono rivelate in realtà una benedizione caricando l’argilla, impagabile risorsa del nostro territorio, che ha consentito un ottimo equilibrio della vite anche durante le settimane più calde e siccitose di agosto, con punte di temperatura fino a 36 gradi».
E poi andiamo nelle terre del Consorzio di Tutela del Lambrusco di Modena: «al momento – afferma il direttore, Ermi Bagni –, non ci sono stime precise sul quantitativo in più rispetto alla scorsa raccolta, o le precedenti, poiché i produttori hanno da poco iniziato la vendemmia del Lambrusco. Allo stesso modo è stato riscontrato un incremento del 3 per cento per le uve a bacca bianca». «Le uve raccolte si sono rivelate sane – prosegue il direttore – anche se con alcune criticità circoscritte a piccole zone». Conclude poi dicendo che «secondo le stime effettuate nel 2018 si avrà un incremento del 3-5 per cento rispetto all’annata 2016 (la più simile per quantitativo raccolto), pari a 1 milione e 300-350 mila quintali».
In Toscana, nello specifico nella zona della Doc Orcia, le escursioni termiche tipiche della Val d’Orcia permetteranno di portare a termine la maturazione delle uve Sangiovese, producendo vini più tipici e profumati. Allo stesso tempo, nel territorio di Montalcino, il presidente del Consorzio, Patrizio Cencioni, sulla pagina web del Consorzio del Brunello, spiega che «è un’annata a macchia di leopardo, cambia molto da zona a zona, l’uva non è tantissima ma il grappolo è di dimensioni più normali dello scorso anno, garantendo una resa maggiore».
Il Consorzio Vino Chianti stima intanto che la produzione 2018 si attesterà sugli 800 mila ettolitri di vino chianti, una quantità leggermente inferiore alla media della produzione che si aggira intorno agli 830-850 mila ettolitri. Niente a che vedere insomma con la forte diminuzione dello scorso anno quando si stimava una perdita di circa il 40% rispetto alle annate “ordinarie”. A pesare lo scorso anno sulla quantità di uva erano state la siccità, le gelate primaverili e i danni fatti dagli ungulati: «l’effetto delle calamità 2017 si fanno in alcuni casi ancora sentire – spiega il presidente del Consorzio Vino Chianti Giovanni Busi – la flessione di quest’anno è in parte legata anche alla peronospora (una malattia della vite causata da un fungo che viene a causa di abbondanti piogge) che ha colpito le viti nel mese di maggio, seccando il piccolo grappolo appena nato, che si è diffusa a macchia di leopardo, ma senz’altro ci aspettiamo una ottima produzione in termini qualitativi grazie anche alle ultime piogge che hanno permesso alle viti di allentare la morsa del caldo».
E’ terminata la vendemmia per il Primitivo di Manduria: quantità in calo a causa del maltempo ma la qualità resta alta. Gran parte del raccolto è stato messo al sicuro. «Malgrado gli allarmismi questa vendemmia è positiva – spiega ad agricultura.it Roberto Erario, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria. Il maltempo ha toccato solo alcune aree della nostra areale, che riguardo 18 comuni e oltre 1300 ettari. Il bel tempo a seguire ha permesso ha di portare in cantina uve di ottima qualità. Quindi la qualità c’è e ciò permetterà al Primitivo di Manduria di avere prospettive di mercato abbastanza buone. Per quanto riguarda una prima valutazione, possiamo parlare di prezzi stabili rispetto all’anno scorso. Il prezzo delle uve di è mantenuto più o meno stabile e ciò fa pensare che i prezzi potranno restare invariati».
In Sicilia, infine, la maturazione delle uve procede in modo ottimale, ma le condizioni atmosferiche di giugno e luglio porteranno sicuramente ad una riduzione del quantitativo di uva raccolta che ci porrà ben al di sotto della media degli ultimi anni. Per i produttori dei vini Doc Sicilia: «L’andamento climatico degli ultimi mesi lascia presagire un’ottima qualità delle uve – dice Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia -. Il Pinot grigio appena raccolto ha avviato una vendemmia che però fa prevedere quantitativi al di sotto della media degli ultimi anni, anche se probabilmente superiore alla vendemmia del 2017. Se analizziamo la campagna di raccolta nel suo complesso” continua Lunetta, “ci aspettiamo una riduzione dei quantitativi soprattutto a causa delle piogge estive che hanno interessato una vasta area viticola del Trapanese». «Per quanto siamo ancora all’inizio della stagione vendemmiale – aggiunge Paolo Di Maria delle Cantine Ermes di Santa Ninfa, nella Valle del Belice -, i primi raccolti ci soddisfano molto dal punto di vista qualitativo, mentre indubbiamente non possiamo non considerare i diradamenti naturali dei vigneti delle nostre zone registrati nei mesi scorsi. Dal nostro osservatorio agronomico possiamo prevedere un calo di produzione di uve non trascurabile (stimiamo il 30% circa di una annata normale), ma l’obiettivo di riuscire a dare redditività ai viticoltori puntando sulla qualità dei vini è raggiungibile. Siamo impegnati da anni a rendere sostenibile il lavoro e i sacrifici fatti dai nostri soci conferitori per una produzione di qualità».