L’annata delle castagne sul Monte Amiata non sembra positiva, sia nel versante senese, sia in quello grossetano. Per un chilo di castagne, nel 2017, al produttore andavano dai 2,80 ai 3 euro, oggi per la stessa quantità a chi le raccoglie vanno al massimo 1,50 euro. Anche la quantità è in calo rispetto al passato: fra il 20 ed il 24 per cento. A sottolinearlo è Lorenzo Fazzi, presidente dell’Associazione per la valorizzazione della Castagna del Monte Amiata Igp, che raccoglie 350 soci: «E’ una annata senz’altro non positiva – sottolinea Fazzi – a causa del clima che ha impedito in parte l’allegagione, dal momento che il forte vento nel mese di giugno che ha creato problemi nel momento dell’impollinazione. Poi c’è un problema che, va detto, è anche regionale e nazionale, ovvero quello della muffa (ma questo è un problema nazionale) che il castagno si crea per autodifesa dal cinipide, che rende la castagna non commerciabile, per circa il 20 per cento della produzione».
Ma i produttori di castagne dell’Amiata non si danno per vinti, anche perché la castanicoltura resta, ovviamente, una importante economia per l’intera area. Si è appena concluso il progetto Open Riccio, e sono stati presentati i risultati, in un convegno a Piancastagnaio (Si). OPEN RICCIO – come spiega il coordinatore Marco Failoni, della Cia Toscana – è un progetto d’innovazione inserito nel Progetto Integrato di Filiera (PIF) denominato VACASTO PLUS (Valorizzazione del comparto Castanicolo da frutto Toscano), co-finanziato dalla misura 16.2 del PSR 2014-2020 della regione Toscana, nell’ambito del bando PIF 2015, basato sulla cooperazione tra imprenditori e ricercatori legati al comparto castanicolo. Ad accomunare i partecipanti è stato l’obiettivo di sperimentare alcune innovazioni per dare forza ad un comparto che negli ultimi decenni ha subito un preoccupante calo produttivo ed economico, dovuto a problematiche ambientali e fitosanitarie imputabili principalmente ai cambiamenti climatici.
Dal progetto è emersa la possibilità di riutilizzare gli scarti dei ricci e le bucce delle castagne, che potranno essere utilizzate per realizzare creme e prodotti cosmetici e potranno creare un reddito per i castanicoltori amiatini.
«Investimenti sulla ricerca ed innovazione significano non abbandonare i castagneti – spiega Fazzi -. Da quasi venti anni si lavora all’utilizzo di tutto il castagno, dagli scarti delle potature al riuso delle bucce e dei ricci grazie all’estrazione dei polifenoli e de tannini al loro interno. E’ stata così messa a punto una ricetta cosmetica, in particolar modo una crema per il viso, contenente una percentuale attiva di estratto fluido acquoso con estratti polifenolici provenienti dai ricci delle castagne dell’Amiata».
Lo sviluppo di un prototipo di un nuovo prodotto cosmetico – Il sottoprogetto ha previsto lo sfruttamento degli scarti non legnosi (ricci e bucce delle castagne) che rappresentano un elemento innovativo per la produzione di cosmetici e nutraceutici, in modo da avvicinarsi alle esigenze dei consumatori che richiedono sempre più prodotti cosmetici naturali. L’estrazione di polifenoli e altre sostanze nutritive da materiale considerato di scarto evitandone lo spreco è certamente una novità; inoltre molto importante è l’utilizzo di sostanze naturali a discapito di quelle chimiche, molto più nocive all’ambiente e alla salute, oltre che alla riduzione dell’inquinamento ambientale dovuto alla miglior degradazione del prodotto in quanto sviluppato con sostanze naturali. Il sottoprogetto condotto dalla Qualiterbe S.r.l. consente, inoltre, un ampliamento del mercato del settore cosmetico. Con il sottoprogetto è stata messa a punto una ricetta cosmetica, in particolar modo una crema per il viso, contenente una percentuale attiva di estratto fluido acquoso con estratti polifenolici provenienti dai ricci di castagne amiatine. Il prototipo di crema verrà presentato nei prossimi giorni in occasione dell’ultimo incontro divulgativo dei risultati del progetto.
Un altro risultato importante del progetto Open Riccio è stata la mappatura dei castagneti (che ha interessato 3mila ettari di territorio) – Gli istituti IBIMET e IVALSA del Dipartimento di Scienze Bio-Agroalimentari del CNR hanno utilizzato un approccio di “monitoraggio multiscala” delle produzioni di biomassa trasferendo al settore forestale innovative tecniche di telerilevamento (drone, aereo e satellite), tecnologie tipiche dell’Agricoltura di Precisione. L’obiettivo dell’attività è stato quello di individuare una metodologia in grado di fornire informazioni sullo stato di salute delle piante, sulla fenologia e infine un’accurata stima della biomassa recuperabile dalle potature ed il relativo potenziale di utilizzo industriale.
Il progetto ha previsto la messa in atto di interventi di monitoraggio e controllo su scala locale, allo scopo caratterizzare gli areali rappresentativi della biodiversità del comprensorio castanicolo dell’Amiata in termini di posizionamento (esposizione e quota) e varietà (Cecio e Bastarda Rossa). Fondamentale è stata la collaborazione di produttori locali (Mirco Fazzi e Roberto Ulivieri) che hanno messo a disposizione 6 parcelle studio, gestendole sulla base delle indicazioni del team di ricerca. L’attività di monitoraggio si è svolta attraverso tre principali azioni:
Il monitoraggio combinato, basato su rilievi a terra che hanno consentito di individuare e caratterizzare 32 piante campione in ciascuna parcella, combinato con una serie di campagne di rilievo (agosto 2017, dicembre 2017, gennaio 2018 e agosto 2018) realizzate con un prototipo di drone realizzato ad hoc per il monitoraggio di castagneti difficili da sorvolare, con ridotte zone di decollo e atterraggio, spesso in pendenza e con topografia irregolare.
I voli aerei, attraverso l’impiego di una piattaforma aerea (Terrasystem srl) l’analisi catastale di una porzione di circa 2000 ha.
L’elaborazione di dati satellitari, utilizzando i dati forniti dalla piattaforma satellitare Sentinel-2 sviluppata dall’ESA nell’ambito del programma Copernicus, per la realizzazione delle mappe di vegetazione del periodo 2016-2018. Riportiamo in sintesi i principali risultati raggiunti utilizzando le diverse metodologie di monitoraggio:
Monitoraggio combinato (prossimale a terra e remoto da drone): Analisi dei diametri medi e stima dell’età dei castagneti monitorati; Caratterizzazione e quantificazione delle potature; Mappatura in alto dettaglio delle parcelle sperimentali, con informazioni utili per la stima della biomassa presente; Realizzazione di mappe sullo stato vegetativo delle piante, evidenziando anche stress estivi dovuti alla mancanza d’acqua ; Messa a punto di una metodologia per la stima delle produzioni,
Sorvoli con l’ultraleggero sono state prodotte: Ortofoto in dettaglio superiore alle mappe disponibili sul portale della Regione Toscana; Mappa dell’altezza della vegetazione dell’intero areale; Mappa catastale dell’areale monitorato mediante foto interpretazione in sei classi: Boschi di Conifere, Boschi misti di Latifoglie, Boschi Misti di Conifere e Latifoglie, Castagneti cedui, Castagneti da frutto, Faggete. Mappa di vigore a media risoluzione delle parcelle sperimentali
Analisi dei dati satellitari: Mappe dello stato vegetativo dell’intero comprensorio dell’Amiata, elaborate nel periodo vegetativo giugno-ottobre, con cadenza mensile negli anni 2016-2018.