Secondo le prime indicazioni, provenienti dalla rete di monitoraggio ISMEA e in base alle ricognizioni effettuate a fine settembre sullo stato degli oliveti, si evidenzierebbe una chiara flessione della produzione nella campagna 2018/2019 rispetto a quella precedente.
Il volume produttivo di olio si potrebbe attestare per la campagna in corso intorno alle 265 mila tonnellate, che significherebbe una contrazione del 38% rispetto all’anno precedente. Nella valutazione complessiva è necessario considerare che, dopo un 2017 da record, si attende una fisiologica flessione dei volumi conseguente all’alternanza, inoltre al momento non si conoscono altri elementi oggettivi come la “resa” delle olive.
A livello territoriale, emerge una netta divisione tra Centro-Nord e Mezzogiorno; al Nord si prevede un recupero della produzione di oltre il 30% rispetto all’anno precedente, grazie alla buona situazione della Liguria, mentre nelle aree del Centro si stima una lieve flessione produttiva legata alle difficoltà in alcune aree di Lazio e Abruzzo, non compensata dagli aumenti stimati in Umbria e Toscana. A pesare sul risultato complessivo è, tuttavia, la situazione nel Mezzogiorno, da dove peraltro arriva oltre l’80% della produzione totale nazionale.
Sebbene l’entità della riduzione produttiva sia ancora molto incerta, il mercato italiano sta rispondendo, comunque, con incrementi sostenuti sui prezzi dell’extravergine. Dall’inizio dell’estate, le quotazioni sono tornate a salire in maniera considerevole, dopo svariati mesi di tendenze flessive, e un minimo “relativo” toccato in maggio quando il prezzo medio dell’EVO italiano ha raggiunto i 4,04 euro al chilo.
Il risultato della produzione spagnola, che pesa per oltre il 40% sul totale mondiale, sarà quindi, determinante per avere delle indicazioni sulle disponibilità totali. Al momento, in Spagna, la situazione appare diametralmente opposta rispetto a quella italiana, sebbene non sia stato quantificato l’incremento produttivo previsto.
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