La campagna di trasformazione del pomodoro in Italia si è chiusa con una produzione di 4,65 milioni di tonnellate di pomodoro trasformato – come rilevato dai dati elaborati dall’ANICAV – in calo dell’11,5%, rispetto al 2017. Nel Bacino Centro Sud sono state trasformate 2,20 milioni di tonnellate di pomodoro – con una riduzione del 12,7% rispetto al 2017 – mentre nel Bacino del Nord il trasformato finale si è attestato intorno a 2,45 milioni di tonnellate (-10,2% rispetto allo scorso anno).
Il dato si inserisce in una situazione di riduzione generale sia a livello europeo (-15%) che mondiale (-10%): in particolare la Cina con 3,8 milioni di tonnellate ha ridotto le quantità di circa il 40% e la Spagna e il Portogallo, complessivamente, di oltre il 20%.
La diminuzione delle produzioni nel nostro Paese è da ricondurre sia alla diminuzione delle aree coltivate che alle avversità climatiche che hanno inciso in maniera significativa sulla resa agricola.
Alle minori rese agricole è corrisposto un calo delle rese industriali dei derivati destinati al consumatore finale, legato all’esigenza di utilizzare maggiori quantità di materia prima per riuscire a garantire i nostri standard qualitativi, di circa il 20% rispetto allo scorso anno comportando un significativo impatto sui costi di produzione aziendali già interessati da altri aumenti.
Questo si tradurrà per le aziende in margini ancora inferiori rispetto a quelli già esigui risultanti dagli accordi commerciali conclusi con la GDO, come da consuetudine, prima della campagna tenuto conto che, sul mercato del prodotto finito, i rapporti tra imprese e GDO continuano ad essere sbilanciati a favore della Grande distribuzione che, grazie alla sua capacità di aggregazione, esercita una pressione sempre crescente nei confronti dei propri fornitori anche attraverso l’utilizzo di particolari pratiche commerciali (vedi aste on line). Le aziende, pertanto, avranno grandi difficoltà ad assorbire le perdite.
Il comparto del pomodoro da industria rappresenta un settore strategico per l’agroindustria italiana sia per le quantità lavorate – l’Italia è, infatti, il secondo trasformatore al mondo di pomodoro dopo gli USA e rappresenta il 13,6% della produzione mondiale e il 49% di quella europea – che per i volumi di fatturato, pari a oltre 3,15 miliardi di Euro.
Per la sua grande vocazione all’export, inoltre, l’Italia, nonostante il calo dei consumi interni, è il primo Paese esportatore di derivati del pomodoro che rappresentano l’emblema della cucina italiana nel mondo. Nel primo semestre 2018 (dati ISTAT) si è registrata una crescita dell’export dell’11,2% in volume e del 7,69% in valore, con un valore ampiamente positivo della bilancia commerciale.