Grandine, violente raffiche di vento, trombe d’aria e nubifragi. L’ondata di maltempo che ha colpito l’Italia, toccando quasi tutte le aree del Paese, ha provocato numerose vittime e causato danni enormi a case, strade, strutture produttive. Senza contare le perdite enormi dell’agricoltura con raccolti andati persi, serre distrutte e stalle scoperchiate, nonché i gravi disagi alla circolazione di tutti.
La vera falla che porta l’Italia a una continua “emergenza maltempo”, che purtroppo spesso si trasforma in tragedia -spiega Cia- è la mancanza di una vera politica di difesa e conservazione del suolo. In questi anni poco si è fatto per la messa in sicurezza del Paese, tutelando il territorio da incuria e degrado ed evitando l’abbandono da parte degli agricoltori, la cui opera di presidio e manutenzione è fondamentale.
I terreni coltivati infatti, insieme a quelli boschivi, giocano un ruolo essenziale per stabilizzare e consolidare i versanti e per trattenere le sponde dei fiumi, grazie anche alla capacità di assorbimento e di riduzione dei tempi di corrivazione delle acque, aiutando così a scongiurare frane e cedimenti del terreno -ricorda Cia-. Sfortunatamente, però, la cementificazione costante non solo ha divorato negli ultimi vent’anni oltre 2 milioni di ettari di terreno agricolo a ritmi vertiginosi, ma questo processo molte volte non è neanche stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque.
Per questo non si può ancora attendere -osserva Cia-. Al Paese servono adeguate politiche di prevenzione del territorio, a cui affiancare una puntuale azione di vigilanza e controllo delle situazioni a rischio che deve coinvolgere in primis gli agricoltori. Ecco perché chiediamo con urgenza la legge contro il consumo di suolo, che è ferma da troppi anni.
E’ necessario arrivare al più presto a definire norme operative. D’altra parte, il rischio idrogeologico in Italia coinvolge quasi il 10% della superficie nazionale e riguarda 6.633 comuni. Vuol dire che quasi un cittadino su dieci si trova in aree esposte al pericolo di alluvioni e frane.