Nei primi nove mesi dell’anno il mercato mondiale delle macchine agricole risulta complessivamente in flessione. Dopo l’ottimo risultato del 2017, quando le vendite di trattrici hanno registrato un incremento complessivo del 13% (2 milioni 150 mila unità), con indici positivi in tutti i principali mercati (Stati Uniti +4%, Europa +13%, Cina +16%, India +16%), l’andamento nell’anno in corso appare disomogeneo. I dati forniti da Agrievolution (l’associazione che riunisce i costruttori dei principali Paesi produttori di macchinario agricolo) indicano nei primi nove mesi del 2018 una crescita consistente negli Stati Uniti (+8%) e in India (+18%), ma un netto decremento in Cina (-26%), un calo significativo in Giappone (-8%) e flessioni meno consistenti in Russia (-3%), mentre stazionario risulta il mercato in Brasile. L’Europa cala complessivamente del 5%, con un passivo più accentuato in Francia (-8%), Germania (-9%) e Spagna (-10%); mentre in forte calo risulta la Turchia (-29%) che paga anche nel settore della meccanica agricola la difficile situazione economica.
Le ragioni di tale andamento – descritto questa mattina a Bologna dal presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti, nel corso della conferenza stampa che anticipa l’apertura, domani presso il quartiere fieristico, della 43ma edizione di EIMA International – sono legate in parte ai risultati dell’annata agricola, in parte a fattori di natura politica. La produzione di cereali è risultata in calo a livello mondiale (-1%), l’andamento climatico ha penalizzato i raccolti in Europa, le quotazioni dei prodotti lattiero-caseari sono in flessione, e così quelle delle carni (in particolare quelle suine). Nello stesso tempo, le politiche doganali restrittive messe in atto da alcuni Paesi riducono gli scambi, si veda ad esempio la questione dei dazi per la soia tra Stati Uniti e Cina, fino allo scorso anno partner commerciali per questa importante coltura oleaginosa.
Il calo sul mercato europeo – ha spiegato Malavolti – è dovuto anche a ragioni di natura statistica, per il differenziale con le immatricolazioni avute nel 2017, da considerare in certa misura “fittizie” perché scaturite dalla necessità per le industrie costruttrici di anticipare le vendite e le immatricolazioni delle macchine in giacenza, prima dell’entrata in vigore della nuova normativa sulle omologazioni (Mother Regulation). La crescita forzata delle immatricolazioni a fine 2017 ha prodotto come contraccolpo un calo nell’anno in corso. Gli andamenti negativi che caratterizzano la prima parte dell’anno – sottolinea Malavolti – non debbono essere interpretati come una crisi strutturale della domanda di macchinario che, al di là delle difficoltà congiunturali, resta potenzialmente molto elevata perché funzionale ai fabbisogni di un’agricoltura che è complessivamente in crescita nelle varie aree del mondo e che punta ad incrementare la produttività soprattutto nei Paesi dell’Estremo Oriente e dell’Africa.