Il Piemonte è una delle principali regioni agricole del Paese, ma per mantenere alti i livelli di competitività delle imprese e dell’intero territorio occorrono interventi urgenti su diversi fronti. Il 2018 si chiude da un lato come un anno complessivamente buono per la qualità delle produzioni piemontesi, con picchi di eccellenza per alcuni comparti e un ottimo andamento delle esportazioni; dall’altro emerge chiaramente che occorre riportare l’attenzione sul settore primario, rimettendolo al centro delle politiche economiche regionali e nazionali.
Per Confagricoltura Piemonte – che ha presentato il Report Annata Agraria 2018 – occorre un vero e proprio cambio di marcia per rispondere celermente ai mutamenti in atto su vari fronti, a partire da quelli climatici per arrivare a quelli sociali e culturali.
Anche l’agricoltura sta cambiando: in Piemonte sono attive 53mila aziende agricole, in costante diminuzione numerica, anno dopo anno. Il processo di selezione ha premiato quelle più innovative, che hanno saputo stare al passo con i tempi, investendo risorse nella multifunzionalità, confrontandosi con il mercato e allargando gli orizzonti.
L’idea di un’agricoltura ancorata al passato penalizza tutto il settore. Fare agricoltura oggi significa sempre di più puntare sulla qualità, rispettare l’ambiente, essere competitivi, e il 2018 ha confermato l’urgenza di un approccio nuovo da parte di tutti: imprese, politica, cittadini.
CAMBIAMENTI CLIMATICI L’attualità del tema è sotto gli occhi di tutti: trombe d’aria, grandinate fuori stagione e piogge abbondanti, concentrate e alternate a lunghi periodi di siccità, mettono in ginocchio il sistema. Il Piemonte, a ridosso delle montagne, è una regione estremamente vulnerabile dal punto di vista ambientale e fragilissima dal punto di vista dell’assetto idrogeologico: Confagricoltura da tempo segnala la necessità di una corretta e lungimirante manutenzione dei corsi d’acqua e una seria politica di difesa del territorio. La mancanza di risorse per attuare un’adeguata prevenzione e protezione dimostra quando sia indispensabile riprendere pratiche oggi ormai abbandonate, quali, ad esempio, la manutenzione ordinaria dei fossi e la pulizia degli alvei dei torrenti e dei fiumi.
La conservazione tout court del paesaggio a scapito della sicurezza generale del territorio e delle popolazioni ha guidato le più recenti politiche verso un “non intervento” che ha provocato danni gravissimi in termini ambientali ed economici. Secondo Confagricoltura Piemonte non possiamo più permetterci di aspettare: si deve intervenire per evitare che questo stato di degrado peggiori ulteriormente causando altri disastri.
L’agricoltura può fare la sua parte, in modo attivo. Oggi gli agricoltori non sono solo custodi del territorio, ma possono essere promotori di sostenibilità, applicando tecniche innovative in campo e in azienda, utilizzando macchinari di precisione che consentono risparmio di acqua, energia, carburante, nonché un uso sempre minore di fitofarmaci.
I cambiamenti climatici impongono un nuovo modello di agricoltura, che sappia ottenere buoni risultati in termini di qualità delle produzioni, ma contemporaneamente capaci di contrastare gli effetti di tali mutamenti. Si pensi ad esempio alla presenza di nuovi insetti che hanno fortemente danneggiato le coltivazioni: è il caso della cimice asiatica che sta provocando danni gravissimi a diverse colture di tutto il Nord Italia e che al momento non ha antagonisti. Inoltre l’aumento delle temperature condiziona gli orientamenti colturali e l’utilizzo dei fitofarmaci: occorre investire maggiori ricorse sulla ricerca, per adeguare i nostri sistemi produttivi.
INFRASTRUTTURE Confagricoltura Piemonte ha partecipato sabato 10 novembre alla manifestazione a favore dell’Alta Velocità Torino – Lione insieme al mondo produttivo, sostenendo che fermare l’opera sarebbe un danno enorme. Confagricoltura chiede infrastrutture efficienti e scelte politiche mirate non alla decrescita, ma allo sviluppo del territorio e del Paese. Per l’agricoltura e l’indotto ci sono nuovi orizzonti che possono concretizzarsi soltanto con adeguate infrastrutture e una moderna logistica. Non ci si riferisce soltanto alle nuove tratte ferroviarie ad alta velocità per le merci, ma anche a una migliore e costante manutenzione delle attuali linee e dei collegamenti viari. Il Piemonte, per citare un esempio eclatante, aspetta da anni la fine del collegamento dell’autostrada Asti – Cuneo: oggi il traffico pesante è invece costretto ad attraversare paesi e borghi, con conseguente innalzamento dei livelli di inquinamento e di pericolo per i cittadini.
Alcuni tratti autostradali o tangenziali esistenti nelle province dimostrano inoltre profonde lacune in fatto di sicurezza: il livello di degrado, oltre che di rischio, è palese.
Un accesso adeguato a internet nella maggior parte delle aree montane e collinari svantaggiate è ancora oggi un miraggio: per promuovere agricoltura e turismo, evitando un ulteriore spopolamento delle aree rurali è indispensabile intervenire con urgenza per ridurre il digital divide.
Se si affronta il tema del turismo – strettamente legato all’agricoltura, ora facente parte dello stesso dicastero – vediamo come il Piemonte in certe zone non sia ancora stato in grado di convertire vecchi collegamenti non più utilizzati in percorsi ciclabili capaci di attirare turisti e sportivi. Il turismo a due ruote è in crescita esponenziale, con una richiesta particolare dall’estero: si tratta di un settore organizzato, rispettoso della natura e che ha bisogno di pochi, efficienti servizi, quali centraline per ricaricare le e-bike, punti ristoro lungo i percorsi con assistenza per le biciclette, sentieri ben segnalati e validi collegamenti ferroviari per gli spostamenti con le bici. Grazie al vasto patrimonio paesaggistico, il Piemonte potrebbe essere all’avanguardia per questo tipo di accoglienza sull’intera regione, da Nord a Sud. Le aziende agricole e agrituristiche fanno la loro parte e sono in prima linea per lo sviluppo di questa tipologia di turismo.
EXPORT L’export agroalimentare piemontese, in base ai dati Istat 2017, vale complessivamente 5,5 miliardi di euro, trainato dalle bevande con 1,6 miliardi, con una crescita di questo specifico comparto di circa 200 milioni rispetto al 2016. I primi sei mesi 2018 segnalano inoltre un ulteriore miglioramento delle performance. Questo grazie anche ai fondi europei destinati alla promozione dei prodotti agroalimentari all’estero, vino in particolare, che hanno permesso la realizzazione di programmi specifici per le aziende. Confagricoltura, attraverso il Consorzio ConfagriPromotion, organizza incontri B2B, incoming e missioni all’estero per le aziende vinicole al debutto sui mercati internazionali.
Il solo vino vale circa il 22% dell’export agroalimentare piemontese e circa il 18% dell’export vini nazionale. Il Piemonte esporta circa il 60% del vino prodotto, in prevalenza in Europa (per il 70%) e per la rimanente quota nei Paesi extra UE (dati Regione Piemonte 2017). Occorre proseguire in questa direzione e guardare con ottimismo agli scambi internazionali.
CETA Confagricoltura è favorevole ai rapporti di libero scambio, purché rispettosi delle norme europee a garanzia della sicurezza alimentare e dell’origine delle produzioni.
Sul CETA, i dati sulle esportazioni agroalimentari comunitarie verso il Canada diffusi a fine settembre dalla Commissione Europea, che per l’Italia certificano un aumento del 7,4%, indicano con assoluta chiarezza che per il settore primario nazionale i risultati sono positivi e che gli allarmismi lanciati nei mesi scorsi sono ingiustificati e azzardati, dal momento che tali previsioni sono state categoricamente smentite dalle statistiche dell’esecutivo comunitario.
BREXIT La Brexit rappresenta un pericolo per il comparto agricolo italiano e piemontese. Ad avviso di Confagricoltura è quantomai urgente raggiungere un accordo già per il periodo di transizione, essendo l’agricoltura il settore più colpito dall’uscita del Regno Unito dalla UE. L’auspicio è di negoziare una soft Brexit con un periodo di passaggio post 2019 sufficientemente ampio, almeno qualche anno, che consenta agli operatori di organizzare strategie adeguate a gestire i cambiamenti dei nuovi assetti politici e commerciali. Le principali minacce potrebbero derivare proprio dalla mancanza di tempo utile per stabilizzare il nuovo quadro politico e individuare le alternative possibili.
POLITICHE DEL LAVORO I voucher, reintrodotti dal Governo su sollecitazione del mondo agricolo, così come sono stati rimodulati si sono rivelati un flop. In Piemonte non sono stati praticamente utilizzati né per la vendemmia, né per la raccolta della frutta, e così in quasi tutta Italia: da 2,2 milioni di voucher venduti nel 2016 si è passati a 100mila quest’anno. In passato sono stati utili, ma con la nuova normativa sono stati di fatto resi inapplicabili a causa della difficoltà di accesso e della complessa procedura burocratica per attivarli. Di conseguenza, gli imprenditori agricoli che intendono usufruire di manodopera preferiscono utilizzare il tradizionale contratto di lavoro a tempo determinato. Secondo Confagricoltura Piemonte si è persa un’occasione di semplificazione importante per le imprese e per i lavoratori.
DECRETO FISCALE E LEGGE DI BILANCIO Il decreto legge fiscale approvato in Consiglio dei Ministri il 20 ottobre scorso e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 23 ottobre prevede diverse novità, tra le quali l’avvio della fatturazione elettronica dal 1° gennaio, che per il settore primario comporterà serie difficoltà, in primo luogo per la gestione contabile dell’attività, tenendo conto che l’accesso a internet nelle aree rurali è estremamente difficoltoso. Il condono fiscale e la possibilità di chiudere in modo agevolato i processi verbali di constatazione, gli avvisi di accertamento, gli inviti al contraddittorio e le controversie tributarie ancora pendenti in ogni stato e grado di giudizio, compresa la Cassazione, così come la rottamazione-ter delle cartelle esattoriali può costituire il punto di partenza per un diverso rapporto tra lo Stato e i contribuenti, ma deve trovar seguito in una riforma complessiva del sistema, che semplifichi gli adempimenti e crei le condizioni per una tassazione più equilibrata.
La Legge di Bilancio sta prendendo corpo, con la conferma di norme che interessano direttamente l’agricoltura, quali il “bonus verde”. Attendiamo di conoscere nel dettaglio come sarà declinata la decisione di concedere per 20 anni di terreni alle famiglie con un terzo figlio nato tra il 2019 e il 2021 (stanziamento è di 5 milioni per il 2019 e 15 milioni per il 2020); l’istituzione del “Tavolo caporalato” presieduto dal ministro dal lavoro (dotazione finanziaria di 3 milioni di euro per il 2019), il fondo nazionale per la montagna (previsti 10 milioni per ciascun anno per il prossimo triennio – 2019, 2020 e 2021); lo stanziamento di 10 milioni per il 2019 e 100 milioni per il 2020 e 2021 per i Contratti di sviluppo; lo stanziamento di 30 milioni per il 2019 e 100 milioni per il 2020 e 2021 per le agevolazioni per la semplificazione degli strumenti di attrazione degli investimenti e di sviluppo d’impresa previsti dalla legge 133/2008, che interessa anche le aziende agricole; l’ulteriore stanziamento di 100 milioni per il 2019 e di 50 per il 2020 del fondo per la crescita sostenibile; la proroga della cosiddetta “nuova Sabatini” per l’acquisto di macchine agricole.
Ciò che chiede Confagricoltura una maggior sensibilità del governo per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione; il mantenimento dell’obiettivo della riduzione della spesa pubblica improduttiva; lo sviluppo di un dialogo attivo con l’Unione europea, indispensabile per la nostra agricoltura; una grande attenzione alla definizione di accordi internazionali, anche bilaterali, sul commercio e le tariffe.