La cinque giorni dell’EIMA chiude con un bilancio molto positivo per quanto riguarda il Salone “Energy”, dedicato alle filiere bioenergetiche, le tecnologie per l’utilizzo a fini energetici di residui agricoli, forestali e agroindustriali. Quando si parla di biomasse – spiega in una nota ITABIA, l’Italian Biomass Association che è organizzatrice insieme a FederUnacoma del Salone “Energy” – si fa riferimento ad una moltitudine di risorse quantitativamente ingenti e qualitativamente eterogenee, a cui si possono trovare molteplici applicazioni nei più disparati segmenti produttivi (tessile, farmaceutico, agronomico, edile, ecc.). La chimica basata su risorse provenienti dalle biomasse – spiega ancora Itabia – è uno di quegli ambiti in cui il nostro Paese è leader in un contesto altamente tecnologico. Importanti investimenti privati sono già stati realizzati, infatti, anche per rilevanti progetti di riconversione in bioraffinerie di siti industriali colpiti dalla crisi, che oggi sono delle eccellenze nella produzione di “biobased products”. Stiamo parlando di un giro d’affari di circa 260 miliardi di euro e oltre 1,7 milioni di occupati diretti e indiretti. In tale ottica Itabia ha organizzato nelle giornate bolognesi diversi workshop che hanno approfondito le tematiche della bioeconomia circolare. In particolare, grazie al Progetto nato in collaborazione con la Rete Rurale Nazionale, il CREA Politiche e Bioeconomia e l’Associazione Chimica Verde Bionet, sono state trattate le opportunità che mezzi tecnici derivanti da una chimica ecocompatibile “verde” – basata sull’estrazione di molecole attive che la natura ci mette a disposizione – può offrire alla filiera ortofrutticola dalla fase di campo, al packaging innovativo e al riutilizzo dei residui della filiera.
Per rimanere nei mercati esteri – questo è emerso nel corso degli incontri tra esperti – occorre rapidamente indirizzare le produzioni ortofrutticole verso questi nuovi modelli, coniugando la qualità del cibo made in Italy, alla sostenibilità dei modelli produttivi e di commercializzazione. Il valore delle biomasse infatti non si limita al solo aspetto energetico ma cresce esponenzialmente quando si riesce ad utilizzare fibre, molecole, principi attivi che la natura ci mette a disposizione. In tale ambito colture alimentari e industriali potranno alimentare questi mercati avvalendosi di tecnologie e macchinari oggi ampiamente disponibili sul mercato anche grazie al ruolo fondamentale della ricerca italiana nel settore. Proprio da questi presupposti è nato il progetto europeo ENABLING coordinato da FederUnacoma e Itabia, che vede coinvolti 16 partner di 13 Paesi europei e ha l’obiettivo di stimolare il promettente mercato dei bioprodotti, agevolando il contatto tra il settore agricolo (produttore di biomasse) e quello industriale (trasformatore).