Alle 23.59 del 2 dicembre scadrà la possibilità di presentare la manifestazione di interesse per poter acquistare uno dei terreni in vendita nel bando nazionale di Ismea della Banca delle terre agricole. Ma come prosegue il passaggio fra anziani e giovani nelle nostre campagne? Vediamo.
Lo scarso ricambio generazionale delle campagne è un problema che accumuna l’Italia a tutte le economie avanzate. Nell’Unione Europea, secondo i dati Eurostat, i “giovani” conduttori europei (di età inferiore a 35 anni) risultano pesare per l’8% del totale contro il 30% degli ultra sessantacinquenni.
L’Italia si colloca molto sotto la media UE, con una quota di giovani agricoltori pari al 5% del totale dei capi azienda, posizionandosi ben al di sotto di paesi dove la presenza di giovani ben più elevata, come la Polonia (15%), la Repubblica Ceca (12%), l’Austria (11%), la Francia, la Finlandia, la Norvegia (9%).
All’opposto, l’Italia presenta un’incidenza molto alta di conduttori anziani (over 65), pari 37%, molto superiore a quella dell’UE (+7 punti percentuali).
Nelle campagne italiane per ogni giovane ci sono 7 over 65enni Guardando i conduttori aziendali, l’indice di invecchiamento – ossia il rapporto tra over 65enni e under 35enni – evidenzia che per ogni giovane ci sono ben 7 capi azienda in età pensionabile.
Analizzando i dati delle diverse Regioni italiane, l’indice di invecchiamento è particolarmente penalizzante nelle Marche, in Veneto e in Abruzzo (12 senior per ogni junior), mentre in Lombardia, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta l’indice appare più equilibrato (intorno ai 3-4 over 65 per ogni under 35).
Tale rapporto migliora – diventando 3 a 1 a livello nazionale – prendendo come termine di paragone gli under 41enni (limite di età per accedere ai finanziamenti dei PSR e delle misure Ismea). Più in generale, però, in termini occupazionali, gli under 41 rappresentano oltre 1/3 della forza lavoro in agricoltura.
Negli ultimi 3 anni crescono le imprese giovanili in agricoltura In tempi più recenti l’agricoltura sembra essere tornata a esercitare una maggiore attrattività nei confronti delle nuove generazioni. A giugno 2018, secondo i dati del registro delle imprese, sono 55 mila le imprese giovanili del settore, circa 3.000 in più rispetto allo stesso periodo del 2017. Il dato positivo del primo semestre del 2018 si innesta nel trend di crescita rilevato a partire dal 2016, che ha visto aumentare il numero di imprese registrate del 5,7% nel 2016 e del 5,6% nel 2017. Questa dinamica è particolarmente rilevante specie se confrontata con la flessione complessiva delle aziende giovanili nella media dei diversi settori economici, che hanno ceduto il 2,5% nel 2016 e il 2,6% nel 2017.
La terra è una delle principali barriere I giovani che intraprendono l’attività agricola devono confrontarsi con l’accesso ai principali fattori della produzione. Oltre alla terra e al credito, che rappresentano i fattori che maggiormente frenano lo sviluppo di nuove iniziative, è soprattutto il reddito medio più basso rispetto ad altri settori a rendere meno attrattivo il settore primario del nostro Paese.
Oltre a questo, esiste ancora un basso grado di conoscenza da parte dei giovani riguardo alle misure a sostegno del primo insediamento e/o del subentro in agricoltura e non sempre un’adeguata formazione del capitale umano. La formazione effettuata per chi vuole diventare un imprenditore agricolo o per chi lo è già non sempre risulta rispondente alle necessità e alle richieste dei giovani. Infine, rappresenta una vera e propria barriera all’entrata l’accesso a servizi pubblici quali trasporti, ospedali, scuole, connessioni internet veloci, che vengono considerati non sufficienti per i giovani conduttori che vivono nelle aree rurali.
Per questo il Bando della Banca nazionale delle Terre Agricole è una occasione da sfruttare. Ma non è rimasto molto tempo per presentare le domande.