Dati allarmanti quelli che hanno spinto Cia Agricoltori Italiani a lanciare un progetto di manutenzione infrastrutturale del territorio nazionale. Un vero e proprio Ordine del giorno in cinque mosse presentato in occasione dell’Assemblea nazionale, oggi a Roma all’Auditorium Conciliazione (LEGGI).
IL RISCHIO IDROGEOLOGICO – Frane, alluvioni, smottamenti e piene. L’Italia ha il triste primato in Europa di Paese a maggior rischio idrogeologico, un pericolo che riguarda 6.633 comuni, ovvero l’82% del totale, e quasi il 20% delle imprese, con punte più alte in regioni come Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata, Calabria. Eppure, a dispetto di questa altissima criticità, ancora non si riconosce pienamente il ruolo degli agricoltori come manutentori del Paese. I terreni coltivati, infatti, insieme a quelli boschivi, giocano un ruolo essenziale per stabilizzare e consolidare i versanti e per trattenere le sponde dei fiumi, grazie anche alla capacità di assorbimento e di riduzione dei tempi di corrivazione, aiutando così a scongiurare frane e cedimenti del terreno -ricorda Cia-. Ogni forma di coltivazione obbliga a un corretto regime delle acque e questo comporta una sensibile diminuzione dell’esposizione dei versanti al rischio di smottamenti e dei fondovalle al pericolo di allagamenti. Senza l’opera di presidio e cura del territorio da parte degli agricoltori, si lascia spazio al degrado e all’abbandono, soprattutto nelle aree interne e marginali, e questo aumenta il rischio di danni all’ambiente e alle persone.
IL CONSUMO DI SUOLO – La cementificazione costante e non sempre regolamentata ha già cancellato negli ultimi vent’anni oltre 2 milioni di ettari di terreno agricolo; un processo spesso neppure accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque. Solo nel 2017, secondo gli ultimi dati, il consumo di suolo agricolo ha interessato altri 5.400 ettari di territorio nazionale, con un potenziale valore commerciale perso di circa 216 milioni di euro. Si è alimentata l’incuria e, senza un “monitoraggio” agricolo, la manutenzione spesso è saltata. Per questo Cia insiste per un deciso passo avanti, approvando finalmente la legge contro il consumo di suolo, in ballo dal 2012.
GLI ANIMALI SELVATICI – Il problema in Italia è ancora fuori controllo e crea danni milionari all’agricoltura, oltre a minacciare la sicurezza dei cittadini. Solo per citare alcuni esempi, la media annua delle domande di indennizzi per i danni da fauna selvatica supera i 2 milioni di euro in Toscana ed Emilia-Romagna e arriva a oltre 1 milione nelle Marche e in Umbria. E ancora, ogni anno, solo nelle regioni dell’arco appenninico, dalla Calabria alla Liguria, gli animali selvatici uccidono dalle 2.000 alle 2.500 pecore. Ecco perché, secondo Cia, è urgente che le Istituzioni intervengano, modificando la legge quadro datata 1992 che regola la materia, riformando gli ambiti territoriali venatori e superando il regime del de minimis nel rimborso dei danni che, di fatto, paralizza il sistema dei rimborsi per gli agricoltori. Soprattutto, oggi occorre introdurre il concetto di “corretta gestione” accanto a quello di protezione, parlando di carichi sostenibili di specie animali nei diversi territori e ambienti, tenendo conto degli aspetti naturali, ma anche produttivi e turistici.