«Il mais è fondamentale materia prima per i mangimi destinati alle produzioni zootecniche di qualità. Il trend negativo del settore, farà crescere la nostra forte dipendenza dalle importazioni». Questo il commento di Confagricoltura ai dati diffusi dall’Ismea (leggi) sull’andamento della campagna 2017/2018 per il mais.
Per l’analisi effettuata dall’Istituto, sottolinea l’Organizzazione degli imprenditori agricoli, c’è una riduzione delle superfici italiane destinate a mais: in meno di 20 anni sono stati perduti 420 mila ettari ed è sensibilmente cresciuta l’importazione. La soia, invece, ha fatto registrare un aumento dei suoli coltivati.
A parere di Confagricoltura le ragioni del progressivo abbandono del mais sono da individuare soprattutto negli alti costi di produzione a fronte di prezzi di mercato non remunerativi (nel 2017/18 in media 178,04 euro/t) e nelle condizioni climatiche sempre meno favorevoli, che hanno spinto molti agricoltori a prediligere la soia, un’alternativa spesso più premiante rispetto al mais.
Nello stesso periodo, infatti, la produzione di soia è aumentata di quasi il 20%, crescita che comunque consolida il nostro primato in Europa, ma che – rimarca Confagricoltura – non consente comunque di soddisfare la crescente domanda interna, il cui fabbisogno ha portato a un aumento dei flussi di quasi l’80% in 20 anni.
«In questa situazione – conclude Confagricoltura – è urgente e necessario individuare strategie e misure efficaci, sia politiche sia di mercato, per salvaguardare la prima coltura annuale italiana per volumi di produzione».
«Il mais è fondamentale materia prima per i mangimi destinati alle produzioni zootecniche di qualità. Il trend negativo del settore, farà crescere la nostra forte dipendenza dalle importazioni». Questo il commento di Confagricoltura ai dati diffusi dall’Ismea sull’andamento della campagna 2017/2018 per il mais.
Per l’analisi effettuata dall’Istituto, sottolinea l’Organizzazione degli imprenditori agricoli, c’è una riduzione delle superfici italiane destinate a mais: in meno di 20 anni sono stati perduti 420 mila ettari ed è sensibilmente cresciuta l’importazione. La soia, invece, ha fatto registrare un aumento dei suoli coltivati.
A parere di Confagricoltura le ragioni del progressivo abbandono del mais sono da individuare soprattutto negli alti costi di produzione a fronte di prezzi di mercato non remunerativi (nel 2017/18 in media 178,04 euro/t) e nelle condizioni climatiche sempre meno favorevoli, che hanno spinto molti agricoltori a prediligere la soia, un’alternativa spesso più premiante rispetto al mais.
Nello stesso periodo, infatti, la produzione di soia è aumentata di quasi il 20%, crescita che comunque consolida il nostro primato in Europa, ma che – rimarca Confagricoltura – non consente comunque di soddisfare la crescente domanda interna, il cui fabbisogno ha portato a un aumento dei flussi di quasi l’80% in 20 anni.
«In questa situazione – conclude Confagricoltura – è urgente e necessario individuare strategie e misure efficaci, sia politiche sia di mercato, per salvaguardare la prima coltura annuale italiana per volumi di produzione».