“Come Cia Grosseto, in queste settimane, abbiamo seguito ogni strada e partecipato ad ogni incontro ritenuto importante per risolvere la questione legata alle disdette dei contratti di fornitura del latte ovi-caprino da parte di alcuni caseifici, disdette arrivate agli allevatori alcune settimane addietro e che ci ha visti immediatamente impegnati per chiedere un senso di responsabilità a tutti gli attori coinvolti. Oggi possiamo dire che alcuni spiragli si intravedono”. Claudio Capecchi ed Enrico Rabazzi, presidente e direttore della Confederazione provinciale, si dicono moderatamente soddisfatti almeno della disponibilità dei vari interlocutori.
Alcune questioni aperte “Non abbiamo trascurato alcun contatto– spiegano i vertici di Cia Grosseto – proprio perché sappiamo che quando un’azienda chiude nulla può più essere fatto per recuperarla e molti pastori, che hanno un reddito da fame, stanno meditando questa ipotesi. Il lavoro fatto dalla Confederazione apre importante spiragli e auspichiamo che la disponibilità dimostrata durante gli incontri venga mantenuta. Anche se rimangono aperte alcune questioni per aziende che si trovano nella parte più alta della Provincia, grazie al senso responsabilità dei caseifici privati e all’apertura dei caseifici cooperativi, la questione del ritiro sembra aver trovato, non la soluzione auspicata ma quella più accettabile. La stessa Regione Toscana, sollecitata da Cia Toscana, ha compreso la gravità della situazione e si è dimostrata attenta: ora la nostra speranza è che dalle parole si passi ai fatti e che gli impegni trovino concretezza e questo per salvare il settore già ai limiti della sussistenza. Alla politica abbiamo chiesto di definire, attraverso il Consorzio del Pecorino Toscano Dop, progetti finalizzati alla valorizzazione e alla promozione di tutta la filiera ovi-caprina e di tutti quei prodotti fatti con latte toscano. Inoltre in linea con quanto emerso nell’ultimo Gie – precisano Capecchi e Rabazzi – abbiamo aperto un dialogo per avere risposte in merito alla riforma della Pac attraverso l’aiuto accoppiato a capo, l’indennità del PSR per quelle aziende che si trovano in zone svantaggiate e abbiamo ricordato, per l’ennesima volta, che proprio il CREA, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, ha stabilito che ogni azienda, a causa della predazione, ha un aumento di costi di 50euro per capo. Sollecitiamo dunque lo Stato a garantire questa somma ai pastori, naturalmente con fondi diversi da quelli già messi in bilancio per l’agricoltura. In buona sostanza chiediamo che i pastori possano vivere e lavorare, aver reddito e occuparsi delle loro attività. Chiediamo sussidiarietà e non sussidi – concludono – perché siamo certi che la questione “pastorizia” non è una questione che riguarda solo gli allevatori ma è una questione che riguarda tutta la società. Auspichiamo sostegno e attenzione consapevoli del valore che il settore ovi-caprino ha per l’economia provinciale, per la sicurezza alimentare, per l’immagine del Made in Italy e, non secondario, per il compito di guardiano del territorio che ogni allevatore di fatto svolge. La speranza ora è che il senso di responsabilità dimostrato da parte dei caseifici privati e di quelli cooperativi per il ritiro del latte – concludono – non si traduca in un abbassamento del prezzo del latte: sarebbe un colpo insostenibile per un settore già fortemente in difficoltà.”
Crisi latte ovino. In Maremma il settore è al punto di non ritorno. Servono interventi urgente per salvare allevamenti
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