Il Brunello di Montalcino è uno dei porta bandiera del made in Italy nel mondo. Con un Consorzio che sta investendo sulla formazione, facendosi promotore di un territorio, per dare continuità ad una tradizione che sta sviluppando nuove opportunità di crescita ed innovazione.
In questo ultimo anno, soprattutto, il lavoro del Consorzio sta dimostrando un crescente interesse su dei mercati asiatici, sottolineando come l’impegno e la passione con cui le aziende producono i vini di Montalcino, stia a dimostrare quanto possa essere fondamentale mantenere le caratteristiche peculiari di un territorio. Per comprendere uno dei vini più emblematici nel settore vitivinicolo siamo andati a parlare con Giacomo Pondini, direttore del Consorzio del Brunello di Montalcino, che sarà presente a Siena il 5 febbraio per il Kickoff di Qualivita in cui si farà il punto sulle indicazioni geografiche e sulle opportunità di crescita del sistema delle denominazioni.
Direttore, un bilancio dell’anno appena concluso, quali i risultati raggiunti? «Gli indicatori economici principali – prezzo dell’uva destinata a Brunello e valutazione del vino Brunello allo stato “sfuso” – si stanno mantenendo su livelli alti, garantendo una remunerazione adeguata per tutta la filiera. Questo a sottolineare che l’impegno messo in campo dai produttori di tutte le aziende sta ripagando per lo sforzo profuso, dando la possibilità di continuare ad investire in innovazione e conseguentemente nella qualità».
I numeri dell’export, parlano di un Brunello molto apprezzato fuori dal Bel Paese, è vero? «Le vendite dei vini di Montalcino sono in crescita rispetto agli anni passati su mercati esteri e l’export, ad oggi, si sta attestando al 70% delle vendite totali, con i mercati statunitensi che coprono la fetta di export più rilevante con un 30% di vendite. Negli ultimi mesi, invece, stiamo riscontrando un crescente interesse nei mercati dei paesi asiatici, confermando come il trend di crescita intrapreso stia portano ai risultati attesi».
Progetti per il 2019? Un anno importante per il Consorzio, già impegnato tra qualche giorno per le anteprime di un’annata non facile come la 2014 «La sfida è quella, come ogni anno, di far comprendere l’impegno con cui i produttori affrontano condizioni climatiche sempre più avverse e sempre più influenzate dai cambiamenti climatici, in un territorio unico come quello di Montalcino. Oltre agli aspetti di governance della denominazione, promozione e vigilanza dei vini di Montalcino, il Consorzio ha intrapreso, nel corso degli ultimi mesi del 2018, un importante percorso di coordinamento e condivisone con associazioni ed enti locali con l’obiettivo di avviare il “Distretto Rurale di Montalcino”, ed estendere a tutti i comparti del territorio le opportunità ed i benefici del “fare sistema”, favorendo l’integrazione economica, sociale e culturale».
Direttore Pondini, il 5 febbraio sarete tra i protagonisti del Kickoff organizzato da Qualivita, a Siena. Cosa pensa si possa fare per migliorare il settore delle Indicazioni Geografiche? «C’è sicuramente bisogno di una politica più vicina all’attività dei Consorzi a tutela, su molti ambiti. Per esempio, i continui cambiamenti nella scena politica non stanno permettendo ai Consorzi di investire adeguatamente in promozione nei paesi extraeuropei, limitando molto le possibilità di tutti i membri partecipanti per i progetti proposti. Altre nazioni, come Francia e Spagna, stanno sfruttando al meglio le opportunità a loro rivolte, garantendo un politiche più concrete e snelle per i posizionamenti sui mercati».