Nel 2017, la produzione del comparto agricoltura ha superato i 54,6 miliardi di euro con un aumento del 3,1% a valori correnti, trainato dalla crescita dei prezzi dei prodotti venduti. Le produzioni vegetali, rappresentano circa il 50% del valore totale, seguite per importanza dal comparto delle produzioni animali (30%). La componente più dinamica, tuttavia, si conferma quella costituita dall’insieme delle attività secondarie e di supporto all’agricoltura, che spiegano il rimanente 20%, con una crescita, pari rispettivamente a 4,9% e 1,2%. Da segnalare anche la sempre maggiore diffusione di queste attività, che coinvolgono circa l’8% delle aziende agricole italiane, con uno sviluppo maggiore di quelle legate alla trasformazione dei prodotti agricoli, all’agriturismo e alla produzione di energie rinnovabili.
A sottolinearlo è il Crea nel suo Annuario dell’Agricoltura Italiana 2017, presentato oggi a Roma. Le informazioni presenti nel volume, mostrano segnali positivi per il settore agricolo, confermandone, ancora una volta, il ruolo di componente chiave dell’economia italiana.
Va sottolineato, inoltre, come l’ampio processo di ristrutturazione del settore, abbia portato con sé, da un lato, una diminuzione del numero di aziende agricole nell’ultimo triennio (pari a -22,1%), il cui numero si attesta a 1.145mila unità. Dall’altro, in contro tendenza rispetto ai periodi precedenti, si registra un aumento della SAU (+1,4%), che sfiora i 12,6 milioni di ettari, contribuendo a un accrescimento della dimensione media aziendale, che raggiunge così gli 11 ettari. Il numero degli occupati segna una tendenziale riduzione, ma al contempo si evidenzia una maggiore professionalizzazione e specializzazione, caratterizzate dalla contrazione dell’apporto di lavoro familiare e dall’incremento (+8,2%) del numero dei conduttori con laurea o diploma universitario ad indirizzo agrario.
A testimoniare lo stato di salute del settore nel 2017 si riscontrano, sia la ripresa degli investimenti (+3,9%), indice di un ritrovato clima di fiducia sulle prospettive economiche di medio e lungo periodo, sia i segnali di un timido risveglio di interesse per i beni fondiari, che vedono un aumento in valori correnti dell’indice del prezzo della terra, attestatosi poco oltre i 20.000 euro/ha, sebbene con un’ampia forbice fra Nord (40.000) e il Mezzogiorno (8.000/13.000).
In miglioramento anche tutti i principali indicatori del commercio con l’estero di prodotti agro-alimentari, grazie anche ad un aumento delle esportazioni pari al 5,7%, che si associa al sempre più evidente riconoscimento della centralità del Made in Italy, il cui peso supera il 73% dell’export totale del settore.
Il fatturato della bioeconomia nella sua accezione più ampia – che include la branca ASP, la produzione industriale di prodotti agro-alimentari, bevande, tabacco, carta e derivati, industria forestale, biocarbuanti, tessile, plastica e chimica bio-based – ammonta in Italia a oltre 300 miliardi di euro, confermando la posizione di leadership dell’Italia in Europa. Si segnala, inoltre, il primato del nostro paese per numero di impianti di produzione di biomateriali, prodotti chimici e farmaceutici di origine biologica.
Per quanto riguarda il settore della pesca, nonostante il progressivo ridimensionamento della flotta, si registra un incremento del valore del pescato. Inoltre, l’Italia vanta un significativo aumento della qualità della produzione, testimoniata dall’incremento delle aziende con certificazione ISO, dalla crescita dell’acquacoltura biologica, la presenza di 2 DOP e 3 IGP, a cui si uniscono in ambito nazionale oltre 150 prodotti agro-alimentari tradizionali (3% del totale).
Il patrimonio forestale nazionale registra un importante aumento dell’area boscata, che raggiunge 11,7 milioni di ettari (il 39% della superficie totale nazionale), con un incremento di oltre 3 milioni in 30 anni. Al crescere di tale estensione, il paese ha risposto con il varo del Testo Unico in materia di Foreste e Filiere forestali, che fornisce indirizzi e linee guida necessari ad avviare il settore sul sentiero della gestione forestale sostenibile.
Nell’anno il sostegno pubblico agli agricoltori è di circa 11 miliardi di euro con una riduzione del -6,4%, legata alla diminuzione sia della componente dei trasferimenti di politica agraria (-26%) che delle agevolazioni fiscali (-8%). Resta cruciale il ruolo della politica agricola comune (PAC), al centro di un importante processo di revisione ancora in corso.
«La pubblicazione del volume – ha spiegato Salvatore Parlato, Presidente del CREA – costituisce un fondamentale strumento di conoscenza che, grazie anche alla presenza dell’ISTAT, consente di avere un’approfondita lettura di insieme, che ci restituisce un quadro dell’agricoltura italiana come di un settore vivace e vitale non ancorato alle sole componenti tradizionali. L’affermarsi delle attività produttive legate alle risorse rinnovabili, in grado di favorire una crescita più sostenibile del nostro sistema economico, o la multifunzionalità che continua a caratterizzare sempre più la nostra agricoltura, con uno stretto interscambio con la società civile e una crescente offerta di servizi aggiuntivi rivolti alla collettività, delineano sempre più un percorso evolutivo di carattere innovativo per la nostra agricoltura».