«Esprimiamo grande preoccupazione per la riorganizzazione della governance della Parmalat annunciata dalla multinazionale francese Lactalis, tramite la quale uno dei più importanti gruppi alimentari italiani perderà definitivamente la sua indipendenza, che seppur formalmente era finora riuscito a mantenere». Così il presidente della Copagri Franco Verrascina dopo il riassetto della Parmalat annunciato dalla Lactalis.
«Chiediamo al Governo di contrastare con forza tale operazione e di attivarsi per stoppare una riorganizzazione che rappresenta un vero e proprio fallimento del sistema capitalistico italiano; il nostro Paese, infatti, dopo aver perso il marchio Parmalat, rischia ora seriamente di perdere anche la gestione di un’importante azienda, perpetrando un altro grave danno all’economia agricola e agroalimentare nazionale», sottolinea il presidente della Copagri.
«Dopo il paventato trasferimento di governance, infatti, si rischia concretamente di perdere anche lo stabilimento di Collecchio, nel parmense, che catalizza grandi quantità di prodotto nazionale; bisogna pertanto scongiurare tale rischio che potrebbe avere significative ripercussioni sui mercati e sulla produzione», continua Verrascina.
«Chiediamo la stessa attenzione riservata giustamente ad altre vicende, quale quella legata all’azienda Pernigotti, e invitiamo pertanto il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio ad attivarsi per limitare gli effetti di quello che a tutti gli effetti potrebbe essere un durissimo colpo per gli allevatori italiani e per l’immagine e l’economia del Paese, oltre a rappresentare una evidente sconfitta del sistema capitalistico e di un certo tipo di politica», conclude il presidente della Copagri.
«Per il prossimo 1 febbraio – affermano i sindacati – abbiamo convocato il Coordinamento nazionale delle Rsu, con il quale ci confronteremo su proposte alternative a quelle ventilate da Lactalis, sulla richiesta di un tavolo di confronto con le Aziende e, se sarà necessario, anche sulla mobilitazione dei lavoratori interessati contro una decisione che può mettere in discussione due brand italiani storici come Parmalat e Galbani. Due aziende che in Italia contano circa 5.000 addetti, di cui il 50% operai e il restante 50% impiegati e commerciali».