l taglio della coda nei suinetti continuerà a tormentare il sonno degli allevatori per molto tempo ancora. Si può riassumere così il bilancio dell’incontro che si è svolto il 1 febbraio scorso a Montichiari (BS), in occasione della Fiera agricola zootecnica italiana, organizzato da un gruppo di produttori con l’obiettivo di mettere a confronto le esperienze e i risultati fin qui raggiunti con le prove in conversione.
Valérie Courboulay, Andrea Rossi, Annalisa Scollo e Luigi Franchi, medici veterinari e a diverso titolo investiti del problema, si sono confrontati con una platea gremita alla quale, in base alle loro specifiche competenze, hanno illustrato i diversi aspetti che caratterizzato un tema tanto controverso.
Ma, al di là di quanto prevede la Direttiva che, come ha ricordato Andrea Rossi “al momento non impone nulla, ma raccomanda di adottare tutte le misure necessarie per arrivare a non praticare più il taglio della coda come sistema routinario”, i dubbi, le preoccupazioni e le incognite degli allevatori non sono state fugate.
E le domande rimaste senza risposte sono ancora tante e importanti. A iniziare dai costi, concentrati soprattutto sugli arricchimenti ambientali e sul maggior tempo richiesto agli operatori dall’osservazione volta a individuare il suino morsicatore all’interno di ogni box; costi che il mancato taglio della coda graverebbero sul bilancio degli allevatori e che nessuno ha saputo fino a oggi quantificare con precisione: in Francia, ad esempio, secondo uno studio illustrato da Valérie Courboulay si è arrivati a stimare una cifra intorno a 16,50 euro a capo.
Un’altra domanda ricorrente da parte degli allevatori riguarda la relazione tra benessere animale e mancato taglio della coda: si può parlare di benessere quando, nonostante tutti gli accorgimenti adottati, l’improvvisa aggressività tra suini aumenta il rischio sanitario con conseguente maggiore assunzione di antibiotici fino ad arrivare, nei casi più gravi, alla caudectomia intorno al mese di vita determinando ripercussioni spesso negative in termini di sofferenza e produttività? Non solo. “Qualcuno ha parlato di miglioramento degli indici produttivi che dovrebbero essere garantiti da suini con la coda lunga – ha sottolineato nel suo intervento Luigi Franchi – i risultati delle prove in conversione che ho potuto testare personalmente su un vasto campione di maiali non hanno evidenziato nessun particolare miglioramento produttivo”.
Costi, rischi sanitari, interpretazione del termine benessere ma anche genetica e condizioni climatiche sono gli altri aspetti sui quali la discussione del mondo produttivo sul mancato taglio della coda nei suinetti è molto accesa e, necessariamente, esige risposte certe sia da un punto di vista scientifico che tecnico. “Allo stato trovare una soluzione ideale, capace di creare il giusto equilibro tra esigenze dell’allevatore e del suino non è facile – ha affermato Annalisa Scollo – L’individuazione del suino morsicatore all’interno dei box richiede all’operatore capacità ma anche allenamento, un processo difficile, certo, ma non impossibile”.
Le prove in conversione devono proseguire e i risultati che ne deriveranno dovranno essere presentati nelle competenti sedi europee per un confronto tra Stati membri e Autorità sanitarie. In mezzo a tanti dubbi una certezza accomuna i Paesi europei grandi produttori di suini come l’Italia: “L’approccio di tutti è scettico e di grande preoccupazione – ha sottolineato Andrea Rossi – per questa ragione nessuno deve arroccarsi su posizioni ideologiche, ma continuare a sperimentare per essere in grado di produrre dati oggettivi”.
Solo su questa base la discussione potrà sfociare in un risultato costruttivo, che soprattutto non penalizzi l’attività di un settore strategico per l’agroalimentare made in Italy.