«L’agricoltura non è più riconducibile esclusivamente all’attività di produzione, ma sempre di più alla capacità di fornire servizi all’ambiente e alla comunità, modificando quindi anche il suo rapporto con la città». Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti alla Giornata di apertura corso LUISS “LabGov – Laboratory for the Governance of the city”, ribadendo che le imprese agricole nel breve e medio periodo dovranno confrontarsi sempre di più con i temi legati alla produttività e alla sostenibilità, con l’obiettivo di garantire un regolare approvvigionamento di prodotti alimentari, tutelare le risorse naturali e prestare sempre maggiore attenzione ai temi sociali e più in generale alla valorizzazione dei territori.
«In tale contesto – ha spiegato Giansanti – gli orti urbani, ad esempio, sono in grado di portare numerosi benefici alla città, in campo ambientale, ma anche sociale ed economico: maggiore biodiversità, meno rifiuti, miglioramento del clima, inclusione sociale e sviluppo di nuove comunità, occupazione, riduzione del costo degli alimenti. Inoltre, gli orti urbani sono diventati un elemento caratteristico delle città, tanto da essere considerati una componente irrinunciabile nella progettazione di nuovi quartieri e centri abitati. In questi termini, l’agricoltura urbana può essere considerata come un elemento importante per la resilienza delle città moderne».
Gli orti urbani rappresentano, quindi, forme inedite di relazioni economiche e solidali tra produttori agricoli e cittadini: esempi virtuosi e tangibili di un nuovo interesse non solo per i prodotti della terra, ma anche per il cambiamento che l’agricoltura può portare nel tessuto sociale delle città. Modificando anche il rapporto tra cibo e qualità della vita. «E’ ormai assodato quanto la mancanza di qualità della nutrizione rappresenti una delle cause di importanti patologie cronico-degenerative – ha rimarcato il presidente di Confagricoltura -. Il concetto che la salute passi anche dalla tavola è alla base della nutraceutica, una nuova disciplina in grande sviluppo a livello mondiale, che studia gli estratti di piante, animali, minerali e microrganismi, impiegati come nutrienti isolati, supplementi o diete specifiche, in grado di prevenire le malattie croniche, migliorare lo stato di salute, ritardare il processo di invecchiamento e aumentare l’aspettativa di vita».
Gli agricoltori, quindi, sempre di più si occupano della produzione degli alimenti che ogni giorno arrivano sulla nostra tavola, della tutela della loro qualità e salubrità e quindi anche dell’integrità dei luoghi ove vengono prodotti, perché la salvaguardia dell’ambiente è uno dei loro primari interessi.
«Il cibo è parte integrante del patrimonio culturale italiano e dell’immagine del nostro Paese nel mondo – ha concluso Giansanti -. Le nostre eccellenze enogastronomiche non rappresentano solo un’enorme risorsa economica, come confermano i dati dell’export agroalimentare, ma anche una straordinaria occasione per raccogliere e promuovere una grande eredità culturale. Il cibo diventa così, ancora una volta, un mezzo per conoscere, condividere e confrontarsi; chiave fondamentale anche dal punto di vista turistico. Basti pensare all’enoturismo, uno straordinario settore in crescita». L’Italia, da questo punto di vista, parte certamente da una posizione di vantaggio, proponendosi ai mercati internazionali con un’offerta pressoché unica in grado di legare cibo, cultura e paesaggio in un mix inscindibile.