La proposta di ritiro delle forme di pecorino in eccedenza sul mercato (44 milioni per ritirare 67 quintali di pecorino) e il prezzo del latte ovino a 70 centesimi al litro, viene rispedita al mittente, almeno per ora, dai pastori sardi. (guarda il video)
«Ce l’abbiamo messa tutta, però non ci arrendiamo e abbiamo chiesto che siano loro a scendere in Sardegna sabato e risolvere il problema: fino ad allora dobbiamo tenere il fronte con tranquillità sperando che la notte porti consiglio agli industriali. Questa è la guerra di tutti i pastori e l’abbiamo combattuta assieme, dobbiamo vincerla, mai come ora il pastore è stato unito. Andiamo avanti cosi: siamo tutti stanchi ma non sbagliamo ora. Forza Pastori»: a sottolinearlo sono Gianuario Falchi e Nenneddu Sanna, rappresentanti dei Pastori sardi impegnati nella protesta da oltre una settimana, dopo le oltre cinque ore di confronto al Tavolo nazionale di filiera sul Pecorino convocato dal vice premier Matteo Salvini insieme al ministro delle Politiche agricole e alimentari Gian Marco Centinaio.
La protesta prosegue ma si invita alla calma. Per i pastori sardi, doveva essere la giornata di svolta per la sopravvivenza dell’economia sarda e invece i listini troppo bassi per il latte ovino destinato alla trasformazione casearia non aiutano né i pastori, né i consumatori che stanno pagando nel prezzo finale del Pecorino quegli intermediari che non hanno controllato le quote di produzione e mai hanno proposto un ente di controllo del prezzo minimo del Fiore Sardo, Pecorino Romano e Pecorino Sardo.
«Ieri dopo sei lunghe ore – proseguono Gianuario Falchi e Nenneddu Sanna – ci siamo alzati delusi e non possiamo dire certo dalla politica o dai sindacati; ma esclusivamente dagli industriali. Ognuno ha fatto la sua parte senza colori di appartenenza: per un po’abbiamo pensato di avercela fatta ma gli industriali non sono andati oltre i 70 centesimi più Iva. Però non ci sentiamo di dirvi che non c’e’ speranza, anzi il contrario. Loro volevano dare 0.70 di acconto e poi tra un mese quando il ritiro sarà iniziato sederci al tavolo e rivalutare il prezzo; abbiamo puntualizzato che le nostre lotte non possono andare all’industriale ma che in questo ritiro non ci giochino come hanno sempre fatto, perché vigileremo».
1 EURO AL LITRO E’ LA SOLUZIONE Pagando invece un euro al litro per il latte in consegna a febbraio gli industriali dimostrerebbero capacità di impresa su un formaggio che arriverà sul mercato a partire da maggio. Quando c’è qualcosa che non va in una filiera dovrebbero farne le spese tutti, e invece a essere penalizzati sono i pastori, insieme ai consumatori.
Quello del pastore è un mestiere che avrà futuro se viene riconosciuto anche il ruolo sociale e ambientale della pastorizia. La Sardegna è così bella perché i pastori curano gli sfalci, i sentieri, il paesaggio rurale. Il turismo è legato all’agricoltura, ma con compensi sotto i costi di produzione ci stanno calpestando, hanno concluso i pastori sardi.