Cia Agricoltori Italiani ribadisce il proprio no alla proposta di 72 centesimi al litro per il latte ovino e chiede la chiusura della vertenza a 1 euro, così come promesso nel recente incontro a Roma dal Ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Al termine del tavolo in Sardegna dei pastori con il Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, Cia-Agricoltori Italiani riafferma l’apprezzamento per lo sforzo che il Governo sta compiendo nella risoluzione dell’emergenza ma ritiene si sia ancora lontani dall’esito positivo della negoziazione. La bozza proposta non soddisfa il mondo degli allevatori, il lungo e difficile confronto di ieri ancora non ha prodotto il risultato atteso.
Le richieste dei pastori partivano dalla copertura del costo di produzione pari a 74 centesimi + Iva al litro per arrivare al prezzo di 1 euro + Iva, come promesso dal Ministro Salvini. La proposta di un accordo a 72 centesimi, Iva compresa, è invece molto lontana da queste premesse. Pertanto, Cia-Agricoltori Italiani sostiene le rivendicazioni dei produttori sardi e ricorda come la chiusura del tavolo sia importante a livello nazionale, perché la determinazione del prezzo del latte sardo ha ricadute su tutta la zootecnia ovina italiana.
Cia-Agricoltori Italiani riconosce l’impegno del Governo e della Regione Sardegna per questa operazione di alleggerimento del mercato e spera si possa arrivare a un risultato positivo nel tavolo convocato per giovedì 21 a Roma.
La crisi del latte ovino sta ormai gravando in maniera pesante sull’economia della Regione, con oltre 36 milioni di latte sversato. ll Banco di Sardegna ha stimato fino ad ora 24 milioni di euro di danni per l’agricoltura isolana e ogni giorno in più di sciopero costerà in media altri 2 milioni e 400mila euro, considerando il valore del latte non trasformato e i mancati introiti per tutto il resto dell’indotto.
Cia-Agricoltori Italiani sostiene gli allevatori sardi nella richiesta di una contrattazione regolamentata fra trasformatori e industriali oltre alla partecipazione diretta nel consiglio di amministrazione del Consorzio del pecorino romano, in modo da arrivare a una maggior trasparenza nella sua gestione ed evitare pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare.