È stato pubblicato il Piano nazionale residui 2017 che rappresenta i dati sui controlli sui prodotti di origine animale, in cui vengono ricercate le sostanze farmacologicamente attive autorizzate nei medicinali veterinari, le sostanze vietate (come quelle ad effetto anabolizzante) e i contaminanti ambientali.
Nel 2017 è risultato conforme ai parametri di legge il 99.9 % di campioni analizzati su un totale pari a oltre 44 mila. I campioni che hanno fornito risultati non conformi per la presenza di residui sono stati complessivamente 39, pari allo 0,09 % del totale.
Appena due episodi sono i casi di presenza di sostanze ormonali scoperta negli allevamenti. In un’occasione si trattava di bovini e nell’altro di suini. Nessuna evidenza in altri animali, come conigli, avicoli e neppure nei pesci. In altri 37 casi sono stati rintracciati residui di sostanze indesiderate, come metaboliti di antibiotici o altri antimicrobici o contaminanti vari. Da segnalare che nessuno di questi 37 casi si è verificato in un allevamento avicolo. Le conclusioni del Piano nazionale residui sembrano dunque sconfessare le più comuni convinzioni, che vorrebbero gli allevamenti intensivi dediti all’uso costante e indiscriminato di sostanze lecite e non. Semmai è vero il contrario, ovvero che gli ormoni e gli altri anabolizzanti sono praticamente spariti da ogni allevamento. Stessa cosa per i residui di antibiotici e di altre sostanze antimicrobiche.