La “Brexit” e la riforma della politica agricola comune (PAC) sono stati i temi al centro dell’incontro a Roma, presso la sede della Confagricoltura, tra il presidente Massimiliano Giansanti e una delegazione dell’IFA (Irish Farmers Association), guidata dal presidente Joe Healy.
“Nel caso di una ‘Hard Brexit’ – hanno convenuto i due presidenti – saranno necessari aiuti d’emergenza e misure di sostegno dei mercati da parte dell’Unione europea. Gli aiuti dovranno riguardare, senza esclusioni, tutti i settori produttivi più colpiti dall’eventuale aumento delle tariffe doganali sui prodotti destinati al Regno Unito e dalle difficoltà commerciali dovute al ripristino dei controlli”.
“Gli aiuti d’emergenza – hanno sottolineato i due presidenti – sono giustificati dal fatto che le vendite annuali sul mercato britannico di prodotti provenienti dall’UE ammontano a circa 40 miliardi di euro. Un valore che è di sette volte superiore a quello chiamato in causa dal blocco delle esportazioni di settore verso la Federazione Russa”.
Nel corso della discussione, il presidente della Confagricoltura ha evidenziato che le vendite di prodotti agroalimentari italiani sul mercato del Regno Unito ammontano a oltre 3,4 miliardi di euro l’anno, in primo luogo vini e prodotti ortofrutticoli.
Dal canto suo, il presidente dell’Associazione irlandese ha sottolineato che, in caso di recesso del Regno Unito senza accordo, l’applicazione delle tariffe dell’Organizzazione mondiale del commercio avrebbe un impatto negativo di circa 800 milioni di euro l’anno solo per il settore delle carni bovine.
I presidenti della Confagricoltura e dell’IFA hanno convenuto che, di fronte al crescente rischio di una “hard Brexit”, il rinvio della data di recesso del Regno Unito sarebbe la strada da imboccare.
E’ stata poi discussa la questione della riforma della Pac, su cui le posizioni di Confagricoltura e IFA risultano convergenti.
Le due Organizzazioni hanno chiesto ai rispettivi governi l’invarianza dei fondi destinati alla PAC nell’ambito del quadro finanziario dell’Unione per il periodo 2021-2027 e sono contrarie alla convergenza e alla redistribuzione degli aiuti diretti.
“La PAC deve continuare ad essere una politica economica per la competitività delle imprese – hanno convenuto i due presidenti – senza la quale non sarebbe possibile continuare a garantire ai cittadini europei un’alimentazione sana, di qualità e a prezzi accessibili”.
Per quanto riguarda, infine, la maggiore ambizione ambientale della nuova PAC, anche per contrastare il cambiamento climatico, le due organizzazioni ritengono che i nuovi impegni richiesti agli agricoltori dovranno essere remunerati, nell’ambito dei programmi di sviluppo rurale, quale servizio pubblico a favore della collettività.