Mercato illegale di carne di cinghiale e di capriolo – 50 quintali in totale – venduta senza tracciabilità e lavorata in locali non riconosciuti. E’ quanto è venuto alla luce in Toscana a conclusione di una complessa attività investigativa dei Carabinieri Forestale di Montalcino, iniziata nel mese di settembre 2018, mirata ad accertamenti sulla filiera commerciale di valorizzazione delle carni di selvaggina cacciata.
Le indagini hanno interessato in particolare le province di Siena, Pisa, Firenze e Grosseto e si sono svolte con il contributo di tre Dipartimenti di Prevenzione ASL e di svariati Reparti Carabinieri Forestale competenti per territorio.
Dalle indagini effettuate è emerso che la società che svolgeva l’attività di commercio all’ingrosso delle carni di selvaggina (cinghiale e capriolo in particolare) provenienti dall’attività venatoria locale nell’ambito dell’ATC 3 Siena Nord, ha sistematicamente disatteso le principali norme sanitarie (costituite dal c.d. “Pacchetto Igiene”) e di rintracciabilità degli alimenti di origine animale, la lavorazione, il deposito, l’etichettatura e la messa in commercio sia allo stato fresco che conservato.
Questa società commercializzava all’ingrosso una rilevante quantità di carni di selvaggina ungulata e – in minor misura – di piccola selvaggina di penna, approvvigionandosi di capi abbattuti senza l’osservanza dei requisiti di legge ed avviandole al commercio all’ingrosso utilizzando strutture ed automezzi non registrati ai sensi del Reg (CE) n. 852/04, allestendo depositi frigorifero ed il trattamento a temperatura di congelamento di carni fresche di selvaggina senza il previsto riconoscimento ed i controlli sanitari, vendendole a distributori e stabilimenti di lavorazione e accompagnandole con indicazioni arbitrarie riguardanti la loro conservabilità.
Svariati i reati contestati alla ditta, sia di natura venatoria e sanitaria, che attinenti ad inadempienze contrattuali nei confronti dell’ATC 3 Siena Nord, per conto del quale ente di natura pubblicistica la società svolgeva, tra l’altro, attività di recupero e valorizzazione ai fini commerciali degli animali abbattuti in regime di contenimento.
Sono state, inoltre, contestate 44 sanzioni amministrative (in gran parte a cacciatori), per un importo notificato di 26.300 euro, a carico di altrettanti soggetti (impianti di lavorazione carni, ristoranti, cacciatori) che a vario titolo hanno contribuito ad alimentare la filiera illegale, per violazioni in materia faunistico venatoria e di rintracciabilità ed igiene degli alimenti. All’esito delle indagini sono stati sottoposti a sequestro-blocco sanitario e ritirati dal mercato ingenti quantitativi di carni di selvaggina (soprattutto Cinghiali e Caprioli), stimati in oltre kg. 5.000 di prodotti freschi e trasformati, per un valore all’ingrosso intorno a 50 mila euro, anche se è bene precisare che non sono stati accertati rischi per la salute pubblica.
La valorizzazione ai fini commerciali delle carni di selvaggina cacciata in ambito locale rappresenta un valore aggiunto per il territorio senese e di tutta la Toscana ed è quindi opportuno che l’intera filiera commerciale sia controllata, al fine di garantire la qualità dei prodotti destinati al consumatore.