Nonostante qualche sporadica pioggia, resta alta la preoccupazione per le riserve idriche nel Nord Italia, tanto che l’Autorità di bacino del fiume Po ha autorizzato il Consorzio del Ticino ad elevare la quota di regolazione delle acque del lago Maggiore, passando dagli attuali m.1,25 a m.1,35; ciò per incamerare un eventuale apporto idrico, fornito dalle piogge e dallo scioglimento delle nevi da utilizzare qualora dovesse sopraggiungere la paventata crisi idrica.
I laghi lombardi sono accomunati da un evidente deficit nel livello idrometrico (Maggiore: -51%, Como: -65%, Iseo: -50%, Idro: -10%), causato dalla scarsità di precipitazioni, che ha caratterizzato i primi mesi dell’anno e vicina ai minimi del periodo.
Unica eccezione è il lago di Garda, che segna +26% sulla media di riferimento, avendo usufruito degli apporti di un Febbraio relativamente piovoso sul suo bacino.
La quantità d’acqua stoccata sotto forma di neve, espressa dall’indice SWE (Snow Water Equivalent) è in linea o leggermente al di sotto della media, ma ha registrato un netto calo nel mese di febbraio a causa delle temperature molto elevate anche in quota. Le previsioni a medio termine annunciano deboli fenomeni meteorici in questo inizio settimana, cui seguirà un ulteriore periodo asciutto fino al termine di marzo.
In Lombardia, la stagione dell’irrigazione partirà il 1 Aprile, ma le attuali riserve idriche difficilmente potranno soddisfare le esigenze dell’ agricoltura.
“Permanendo le attuali condizioni – sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – si prefigura una stagione irrigua 2019 molto complessa, che va affrontata con un’attenta pianificazione della risorsa idrica, dando vita anche ad osservatori locali come previsto dalla bozza di nuovo regolamento dell’Osservatorio.”
“Nell’immediata prospettiva – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – non possiamo che ribadire la necessità di cogliere l’opportunità offerta dai Consorzi di bonifica, con la loro progettazione esecutiva, per realizzare ulteriori invasi e trattenere l’acqua piovana, di cui oggi si riesce a conservare solo l’11%. I Consorzi di bonifica, che già con i primi 30 cantieri hanno confermato la loro cultura del fare e di prossimità al territorio, chiedono di proseguire. Solo la presenza di nuovi bacini garantisce, infatti, di stoccare le acque meteoriche, creando una riserva idrica per tutti, cittadini ed imprese!”