In crescita il consumo di latte di cammello in Europa, sia per le proprietà salutistiche riconosciute, sia per ovviare ad alcune tipologie di intolleranze alimentari verso il latte vaccino o ovicaprino. Sempre più interesse, insomma, verso questo alimento a livello mondiale, in particolare nel mercato Usa ed in quello europeo.
Con l’obiettivo di promuovere la produzione (del 20-30 per cento), la trasformazione e il consumo di latte di cammello nel bacino del Mediterraneo prende il via il progetto Camelmilk – progetto italiano vincitore dei bandi PRIMA 2018 per la sezione “cibo e filiera alimentare” – della durata di 36 mesi (dall’1 aprile 2019) e finanziato con 2 milioni di euro. Il progetto è coordinato dalla Spagna con l’Istituto di Ricerca e Tecnologia Agroalimentari – IRTA e vede anche la partecipazione di un’unità di ricerca italiana Food and Agriculture Requirements – FARE, accanto ad altri sette paesi partecipanti Spagna, Algeria, Germania, Croazia, Francia, Marocco, Turchia, con un totale 14 unità di ricerca.
Si tratta di un progetto innovativo – seppur l’allevamento dei cammelli sia antico e tradizionale nei paesi meridionali del Mediterraneo – con l’obiettivo di creare allevamenti per la produzione di latte ad uso alimentare e per la trasformazione in formaggi. «Con Camelmilk – spiega Dario Dongo, responsabile scientifico dell’unità di ricerca italiana FARE – si vogliono fornire ai piccoli proprietari e alle piccole e medie imprese attive nel settore del latte di cammello, gli strumenti necessari a garantire un aumento della competitività, la crescita economica e la creazione di posti di lavoro in entrambe le sponde del Mediterraneo».
Due sono i risultati concreti che si vogliono raggiungere grazie al progetto di ricerca. Intanto quello di migliorare i sistemi di produzione del latte di cammello in Algeria e Turchia e avvicinarli agli standard europei al fine di migliorarne l’efficienza, la qualità e la sicurezza e fissare le basi per l’esportazione nell’UE entro breve termine. Inoltre si vogliono adattare le tecnologie di lavorazione alle proprietà del latte di cammello per produrre latte pastorizzato, prodotti fermentati e tipi diversi di formaggio in Spagna, Francia, Turchia e Algeria.
E per raggiungere questi obiettivi e supportare l’introduzione sul mercato dei prodotti sviluppati, il Progetto affronterà diversi aspetti: «la legislazione e questioni normative – precisa Dongo -, il miglioramento della catena di valore del latte di cammello; la definizione dei modelli di business più convenienti e delle strategie di mercato per ogni partner industriale coinvolto nel Progetto; la valutazione della volontà e conoscenza dei consumatori in merito ai prodotti derivanti dal latte di cammello».
I risultati di Camelmilk saranno concrete ed evidenti. E’ previsto infatti che in Europa il progetto contribuirà all’aumento della disponibilità di latte di cammello e prodotti a base di latte di cammello in negozi e supermercati, e che il suo consumo nell’area mediterranea incrementerà del 20-30 per cento nei due anni successivi alla fine del progetto.
Ma un aumento della disponibilità del latte di cammello ci sarà anche in Algeria, dove si prevede che il suo consumo ridurrà l’importazione di latte in polvere e sosterrà la crescita del paese, la sua competitività e la creazione di posti di lavoro. Ricadute infine anche in Turchia, dove il progetto contribuirà all’aumento degli investimenti per la produzione di latte di cammello, contribuendo a soddisfare la richiesta di prodotti alternativi al latte.
Il latte di cammello è un alimento ricco di vitamina C, proteine e grassi. Ha inoltre molto ferro ma poco lattosio, proprietà che lo rende facilmente digeribile anche per chi soffre di intolleranze.
Link POI – PRIMA Observatory on Innovation