L’andamento climatico alterno di questo avvio di primavera non deve creare illusioni perchè, complici un Marzo asciutto ed un inizio di Aprile con piogge localizzate, la “sete” comincia a farsi sentire in alcune aree del Paese, come testimonia l’anticipo della stagione irrigua nelle Marche ed in Toscana, soprattutto nell’aretino. A preoccupare, inoltre, sono soprattutto i mesi estivi: si parla di un Maggio poco piovoso, nonchè di un Giugno e Luglio ancora più avari d’acqua con riserve nevose montane, largamente insufficienti.
Il quadro I grandi laghi del Nord, in pochi giorni, hanno raggiunto e superato le medie stagionali, ma il fiume Po, in Piemonte, ha una portata più che dimezzata rispetto all’anno scorso (così come Dora Baltea, Tanaro e Stura di Lanzo), avvicinandosi progressivamente alla media del periodo man mano che procede verso la foce, grazie soprattutto agli apporti idrici dal Veneto. Appare, almeno per ora, scongiurato il pericolo dell’intrusione salina come anche sul fiume Adige.
In Emilia Romagna, gli invasi artificiali del Molato e di Mignano (in provincia di Piacenza) contengono meno acqua del 2017, anno fortemente siccitoso (12,16 milioni di metri cubi contro 13,18). Situazione idrica “a macchia di leopardo” per i fiumi della regione: se il Secchia è sopra la media del periodo ed il Reno la sta raggiungendo, largamente in sofferenza resta l’Enza (mc/sec 4,6 contro una media mensile pari a 14,6).
Mentre, nel Lazio, il lago di Bracciano rimane sotto lo zero idrometrico, resta positiva la situazione nelle regioni meridionali ed insulari, i cui bacini sono riempiti per oltre la metà della capacità; sono addirittura al limite della possibilità di contenimento le dighe di Capacciotti, in Puglia (48,2 milioni di metri cubi) e del Liscia, in Sardegna (104 milioni di metri cubi).
Necessità di certezze “Il quadro idricamente parcellizzato, che si delinea, conferma la necessità di aumentare la capacità di resilienza dei territori e delle loro economie, creando nuove infrastrutture, capaci di garantire apporti idrici costanti, attraverso la raccolta delle acque ed il loro ottimale utilizzo. L’agricoltura, l’ambiente e la comunità più in generale necessitano di certezze, cui l’avvio del Piano Nazionale Invasi e del Piano Irriguo Nazionale inizia a dare risposte” commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).