“Simboli e immagini che facciano riferimento all’origine di un prodotto alimentare DOP possono costituire un’illegale evocazione del marchio”, a pronunciarsi in tal modo è stata la Corte di Giustizia Europea, relativamente al caso che ha visto i produttori del formaggio spagnolo Queso Manchego DOP contrapporsi ad una società che utilizzava simboli facilmente riconducibili al territorio della Mancha nel packaging di un prodotto non DOP.
Ennesima conferma di un trend che esiste a livello internazionale e che punta ad eliminare pratiche ingannevoli nei confronti dei consumatori, attraverso lo sfruttamento della reputazione di aziende e territorio. Un contributo fondamentale per l’esistenza stessa delle Denominazioni d’Origine dato quindi dall’Unione Europea, che rimette poi agli organi nazionali di competenza l’amministrazione della materia, ma pur sempre tenendo conto delle direttive UE.
Il caso in analisi ha dimostrato che esistono, all’interno del contesto dell’Unione Europea, strumenti validi per la tutela delle Indicazioni Geografiche e conseguentemente della realtà sociale e culturale che da questi dipendono. L’elemento discriminante, che fa la differenza, è quindi identificabile nella coesione dei soci del Consorzio di tutela. La forza del Queso Manchego è stata nei soci: Fundación Consejo Regulador de la Denominación de Origen Protegida Queso Manchego, che hanno saputo trovare la coesione per agire contro un proprio produttore che, pur producendo la DOP, ne sfruttava l’evocazione producendo anche un similare nella zona d’origine.
Questa sentenza offre ai 270 Consorzi di Tutela italiani, che rappresentano 863 indicazioni Geografiche per un valore produttivo che supera i 15,2 miliardi di euro e conta 197mila operatori occupati, un’opportunità ancora maggiore per portare avanti la sfida della tutela internazionale per cui negli anni sono stati profusi molti sforzi.
“La DOPeconomy ha ormai superato il 20% del valore dell’agroalimentare italiano – afferma il Presidente Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro – dimostrando di essere, nelle espressioni più significative e ben gestite dai Consorzi, il vero motore della valorizzazione del patrimonio produttivo e culturale di tanti territori italiani, la vera opportunità per valorizzare i prodotti agricoli e garantire reddito. I successi nella difesa di questo patrimonio sono sempre una buona notizia per i produttori, i loro Consorzi, l’Italia tutta cui questo patrimonio appartiene”.
“Una sentenza di grande rilievo – dichiara il Presidente di Origin Italia, Nicola Cesare Baldrighi – che darà ulteriore slancio alle produzioni DOP e IGP consentendo ai prodotti più diffusi e conosciuti di meglio difendersi dalle imitazioni. Più in generale dimostra l’efficacia delle organizzazioni consortili stimolando una sempre più ampia partecipazione dei produttori, necessaria per consentire a tali prodotti un giusto riconoscimento economico ed una adeguata difesa dei marchi e delle denominazioni verso il consumatore”
“Questa sentenza della Corte di Giustizia dimostra come si stia prendendo sempre piu atto dell’importanza rivestita dalle Indicazioni Geografiche – ha commentato il Presidente di Fondazione Qualivita Cesare Mazzetti -a garanzia dei consumatori, da una parte, e dei territori dall’altra. Territori che non solo debbono essere tutelati economicamente, per evitarne l’impoverimento e la fuga da essi, ma anche culturalmente, affinché essi preservino le unicitá sviluppate in secoli e secoli di storia e tradizioni.