“I numeri in crescita del contoterzismo agricolo in termini di servizi erogati e di superfici lavorate a livello nazionale evidenziano che l’innovazione della meccanizzazione agricola passa prevalentemente dagli agromeccanici, con benefici oggettivi in termini di impatto ambientale, sostenibilità economica, redditività delle aziende agricole e diminuzione degli infortuni sul lavoro”.
Lo ha detto da Grosseto Gianni Dalla Bernardina, presidente della Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani, in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione che rappresenta 18mila imprese su scala nazionale e che sviluppa un giro d’affari di oltre 3,12 miliardi di euro.
Ed è anche a livello europeo che i servizi specializzati in agricoltura stanno registrando un incremento, come ha ricordato l’economista agrario Ermanno Comegna: “Il numero di occupati equivale al 6,7% della forza lavoro a tempo pieno impiegata nel settore agricolo; il 25% circa degli acquisti di macchine agricole a livello europeo è realizzato da operatori agro-meccanici; quasi il 60% della forza lavoro attiva nel settore agro-meccanico è composta da giovani di età inferiore a 35 anni; il fatturato dei servizi forniti dagli operatori agromeccanici rappresenta circa il 10% del valore della produzione agricola complessiva a livello europeo e in alcuni Stati membri si arriva fino al 20 per cento”.
Numeri significativi, ai quali si accompagna un sensibile contributo alla riduzione del 7% degli infortuni in agricoltura, grazie appunto all’utilizzo di macchine all’avanguardia. Un ruolo decisivo, nell’ambito della sicurezza e dell’applicazione delle nuove tecnologie, è stato riconosciuto agli agromeccanici di Cai anche dal direttore di Enama, Sandro Liberatori.
Sul versante tecnologico, la diffusione dell’agricoltura di precisione, ha ricordato Dalla Bernardina, “trova nelle imprese agromeccaniche i principali attori, anche perché grazie all’economia di scala sono in grado di esercitare correttamente quelle economie di scala che permettono alle imprese agricole e agromeccaniche di risparmiare”.
Caso evidente di un processo avanzato di agricoltura 4.0 è l’azienda di Marco Speziali, presidente di Confai Mantova e fra le prime realtà in Italia ad acquistare macchine e mezzi in grado di mappare i terreni, registrare gli effettivi spandimenti dei reflui zootecnici e distribuire sementi, fertilizzanti e altre sostanze sulla scorta dei bisogni reali dei terreni. Una direzione di investimenti che appare chiara, come ha precisato il numero uno di Unacma, Roberto Rinaldin.
Ricorrere alle imprese professionali per la terziarizzazione in agricoltura fa bene anche all’ambiente. Ne ha parlato in assemblea Jacopo Bacenetti dell’Università di Milano, presentando un progetto pilota condotto insieme a Confai Lombardia. “Nel caso della lavorazione convenzionale – ha specificato Bacenetti – il contoterzista presenta minori impatti ambientali e, quindi, una maggiore sostenibilità. Rispetto al coltivatore diretto, la riduzione dell’impatto varia dal 22,8% per l’impatto relativo all’assottigliamento dello strato di ozono fino al 75% per l’eutrofizzazione marina. Per la minima lavorazione il contoterzista presenta una maggiore sostenibilità con una riduzione dell’impatto che raggiunge il 50% per tutti gli impatti legati alle emissioni di inquinati ai gas di scarico”.
Forti delle parole del sottosegretario alle Politiche agricole, Franco Manzato (“Gli agromeccanici sono agricoltori a tutti gli effetti e devono poter accedere agli aiuti per gli investimenti, che potrebbero essere previsti in una specifica misura del futuro Piano di sviluppo nazionale”, aveva dichiarato all’assemblea di Verona), gli agromeccanici di Cai puntano sulla possibilità di attingere ai fondi comunitari, come hanno ribadito Dalla Bernardina e – in apertura lavori – il presidente di Confai Grosseto, Gian Carlo Ballerini.
Con la prossima riforma della Politica agricola comune, in base alla proposta della Commissione europea illustrata dal prof. Comegna, “l’Unione europea non indicherà più, come fatto fino ad oggi, la tipologia di beneficiari ed i relativi requisiti da rispettare. In tale contesto, dunque, scomparirà l’ostacolo normativo e quindi l’alibi che ha finora escluso gli operatori agromeccanici dai contributi della politica di sviluppo rurale”.
Nella proposta della Commissione europea, più precisamente, “il sostegno è concesso nella misura in cui contribuisce al conseguimento degli obiettivi specifici. Scompare, quindi, del tutto il riferimento alla figura del beneficiario e, soprattutto, la decisione su tale aspetto è affidata alla esclusiva responsabilità delle autorità nazionali e regionali”, ha indicato Comegna.
Certo, rimangono comunque alcune preoccupazioni di fondo. “Nel quadro finanziario programmatico dell’UnioneeEuropea per il 2021-2027 – ha ricordato Gabriele Chiodini dell’Università di Perugia – si prevede una riduzione delle risorse per la Pac del 5% a prezzi correnti, ma le prime elaborazioni concordano nel ritenere la riduzione a prezzi costanti 2018 pari al 15-16%, con i tagli sul lo sviluppo rurale saranno superiore rispetto i tagli dei pagamenti diretti”.
Il futuro, dunque, apparterrà a chi sarà in grado di declinare un’agricoltura “smart”, che presenta innegabili vantaggi, elencati da Chiodini: “Dall’aumento della produzione alla migliore qualità, dal miglioramento della salute degli animali alla diminuzione del consumo idrico, dalle informazioni in tempo reale sulla produzione alla diminuzione dei costi, garantendo allo stesso tempo una maggiore precisione nella valutazione agricola e una riduzione dell’impatto sull’ambiente, l’energia e il clima”.
Azioni di apertura nei confronti della categoria sono stati sostenuti anche da Gianluca Lelli, responsabile economico di Coldiretti, organizzazione che ha stretto un accordo con Cai per condividere un percorso di ammodernamento della meccanizzazione agricola e compiere un salto sul piano della certificazione dei prodotti agricoli e rafforzare i sistemi di blockchain.
“L’agricoltura – ha concluso Dalla Bernardina – è chiamata a una svolta, dove crescita produttiva, sostenibilità ambientale e redditività della filiera devono rappresentare gli obiettivi condivisi dagli operatori e dalla politica, senza più discriminazioni antistoriche”.