“In questo anno abbiamo messo insieme due settori come agricoltura e turismo che sembravano non poter andar d’accordo. Prima di essere chiamato a fare il ministro lavoravo per un tour operator e so che gli stranieri vedono l’Italia innanzitutto per l’eccellenza agroalimentare e per il turismo”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio intervistato da Leggo espone un bilancio del primo anno di Governo.
In particolare, per quanto riguarda le tematiche del dicastero da lui guidato, Centinaio ha evidenziato come “abbiamo provato a risolvere le emergenze: quelle lasciate da chi mi ha preceduto perché aveva altro da fare, come il problema della Xylella che sta distruggendo gli uliveti. E poi tutti gli altri problemi trovati sul tavolo: dal latte ovino e il problema Sardegna alle barbabietole da zucchero, abbiamo provato a mettere in salvo grano, riso e pasta. Abbiamo stanziato un miliardo di euro per le reti irrigue. Soldi che vengono erogati solo se c’è un progetto esecutivo da far partire alla velocità delta luce”.
E sulle problematiche da affrontare ha dichiarato “Penso all’ortofrutta: nei nostri supermercati troviamo pomodori olandesi e non i pachino, la frutta spagnola e non quella italiana. Non riusciamo a trovare una soluzione per aiutare realmente il settore”. Infine, per quanto riguarda il turismo, Centinaio ha sottolineato tre mission “per primo un turismo lento. Secondo un turismo alto-spendente perché il gitante con lo zainetto sulle spalle, il panino con la cotoletta della mamma e la bottiglietta di acqua del supermercato non lascia niente. Ci lascia qualcosa invece il turismo dei mercati emergenti come India, Cina, Giappone e Singapore. Terzo, il turismo di ritorno. Per me il 2021 deve essere l’anno del turismo di ritorno dagli Stati che hanno grosse comunità italiane. II primo accordo è stato fatto con l’Argentina. Santos, ministro in Argentina, ha sposato l’idea e ha già lanciato l’hashtag #cuginoitalianoargentino. Ci serve per portare il turista nelle aree da cui, ai tempi, gli italiani erano partiti. Quindi non parliamo di Pompei, Roma e Venezia ma di aree di paesini sperduti per creare un turismo diverso e destagionalizzato” ha concluso.