“Le regole europee vanno senz’altro aggiornate per avere più crescita economica e occupazione nell’Unione. Allo stato degli atti, però, è necessario fare ogni sforzo per scongiurare la procedura d’infrazione per debito eccessivo nei confronti dell’Italia. Anche sulle imprese agricole l’impatto sarebbe pesante”. Lo ha dichiarato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a proposito dei contatti in corso tra il governo italiano e le istituzioni di Bruxelles sulla situazione dei conti pubblici.
“Se la procedura fosse applicata – ha proseguito Giansanti – sarebbero prima di tutto ridotti per almeno tre anni i margini di flessibilità della politica economica e finanziaria dell’Italia. Con il risultato di precludere al governo e al Parlamento il varo, pur nel rispetto dei vincoli europei, di misure idonee a contrastare una congiuntura economica sostanzialmente piatta, che risente del contesto internazionale sfavorevole”.
“Inoltre, la procedura potrebbe comportare la sospensione dei fondi strutturali e di investimento europei già assegnati all’Italia” – ha poi evidenziato Giansanti.
“Risulterebbe poi condizionata la posizione dell’Italia nel negoziato per l’assegnazione delle risorse finanziarie destinate alle politiche di coesione nei prossimi anni. Una partita che per l’Italia, sulla base delle proposte avanzate dalla Commissione europea, vale 38,6 miliardi di euro nel periodo 2021-2027”.
La decisione finale, ricorda Confagricoltura, sarà presa entro l’anno dai capi di Stato e di governo dell’Unione. Il nostro governo è anche chiamato a contrastare la proposta della Commissione che prevede il taglio di circa 3 miliardi di euro a carico degli agricoltori italiani. Sono 750 mila le nostre imprese agricole che fanno affidamento sui trasferimenti della politica agricola comune (PAC) come “rete di sicurezza” minima del reddito.
“La realizzazione dei programmi per lo sviluppo rurale – ha indicato Giansanti – risulta caratterizzata da ritardi e inefficienze a livello regionale, ma sarebbe insostenibile per le nostre aziende rinunciare a finanziamenti dell’Unione che ammontano a 10,5 miliardi di euro, da erogare entro la fine dell’anno venturo”.
“Non possiamo permetterci – ha concluso Giansanti – un’ulteriore caduta degli investimenti che avrebbe effetti negativi sulla crescita e sulla produttività a lungo termine”.