L’etichetta a semaforo sugli alimenti concorre a confondere i consumatori e penalizza erroneamente il Made in Italy. Così Cia Agricoltori Italiani commenta la decisione della multinazionale Nestlé di avvalersi del Nutri-score entro il 2019 su tutti i suoi prodotti venduti nei Paesi europei.
Lo schema a semaforo -ricorda Cia- fornisce un giudizio semplicistico e distorto sul singolo alimento, cancellando in un colpo solo l’assunto universalmente riconosciuto dal mondo scientifico che non esistono cibi “buoni” e “cattivi”, ma piuttosto regimi alimentari corretti o meno a seconda del modo in cui vengono integrati quotidianamente gli alimenti tra di loro.
Questo tipo di etichettatura ha, dalla sua, l’estrema semplicità comunicativa (verde fa bene, rosso fa male). Però mette a rischio molti dei prodotti agroalimentari di qualità, prima di tutto quelli italiani, apportando più danni che benefici. A fronte di una comunicazione intuitiva basata su tre colori, i sistemi di etichettatura a semaforo finiscono per risultare fuorvianti, inducendo i consumatori a considerare il rosso come un divieto. Ma soprattutto, assegnando di fatto a una bevanda light, con meno zucchero ma ricca di edulcoranti, conservanti e aromatizzanti, il semaforo verde e dando invece il colore rosso a prodotti come il latte intero o i formaggi, gli oli, il pesce affumicato, la frutta secca e tutti i grandi prodotti Dop e Igp quali Grana, Parmigiano, prosciutti, salumi, per via del loro contenuto di grassi naturali.
Insomma, con il Nutri-score non si parla più di stili di vita salutari, di alimentazione di qualità, ma semplicemente di alimentazione a basso valore nutritivo. Con buona pace -conclude Cia- della nostra dieta mediterranea. Come Italia rilanciamo, piuttosto, la proposta di un sistema “a batteria”, basato non sui colori ma sull’indicazione dei nutrienti assunti.