Gli Stati Uniti alzano il muro dei dazi di importazione per i prodotti europei: carne, prodotti lattiero caseari, olive, frutta, pasta, caffè, alcolici ma anche fertilizzanti e metalli potranno infatti essere caricati di dazi di importazione aggiuntivi anche nella misura del 100%. Una brutta tegola per il sistema delle IG europee, ed italiane in particolare, che rappresentano la quota più importante nello scacchiere europeo e che, con tale determinazione, rischiano un pesante ridimensionamento con conseguenti ricadute a livello commerciale. Per difendere il patrimonio agroalimentare nazionale, potenzialmente interessato da tale provvedimento, il sistema italiano delle Indicazioni Geografiche sarà rappresentato il prossimo 5 agosto a Washington da American Origin Products Association, l’antenna di Origin negli USA, nell’audizione prevista presso la US International Trade Commission.
Necessario un negoziato bilaterale Nel frattempo, il mondo delle DOP e IGP italiane si prepara a gestire la questione ponendo l’attenzione sulla necessità – soprattutto dopo la nomina dei nuovi vertici delle Istituzioni UE – di un percorso di negoziato bilaterale e imbastire un tavolo di trattative per poter giungere ad un accordo che possa scongiurare l’apertura di guerre commerciali finalizzate solo al danneggiamento di produttori e consumatori
Segnali preoccupanti «La lista di ulteriori prodotti UE da sottoporre ad eventuali dazi aggiuntivi pari anche al 100% del loro valore per l’import negli USA – si è espresso il Presidente di Origin Italia Cesare Baldrighi – è un fatto molto preoccupante. Nella lunga lista di prodotti delle varie categorie merceologiche comprendenti prodotti alimentari, vini e bevande alcoliche, così come fertilizzanti e metalli, vi sono anche DOP ed IGP che rappresentano i prodotti della tradizione produttiva dei vari territori e dunque il riferimento per azioni di pressione commerciale. Non si capisce – continua Baldrighi – la ragione per cui, la disputa che vede contrapposte le due sponde dell’Atlantico per i sussidi all’industria aeronautica, debba colpire anche le Indicazioni Geografiche, determinando un danno anche per i consumatori statunitensi che richiedono le DOP ed IGP, in particolare quelle italiane». La procedura per definire la lista di prodotti da sottoporre a dazio aggiuntivo all’import prevede, come anticipato, una pubblica audizione a Washington presso l’US Trade Representative ed in predetto contesto Origin, la rete internazionale delle Indicazioni Geografiche sarà presente, per affermare la specificità dei prodotti di qualità certificata. «Nello stesso tempo – ha sottolineato ancora Baldrighi – agiamo presso la nuova Commissione Europea affinché queste dispute commerciali non colpiscano prodotti che nulla hanno a che fare con pratiche di sostegno. La competitività delle Dop ed IGP è data dalle loro caratteristiche specificate nei disciplinari produttivi e dal patrimonio di tradizione e cultura dei territori da cui traggono origine. Solo attraverso degli accordi commerciali internazionali, così come avvenuto col Canada e col Giappone, si possono stabilire delle regole condivise per il libero scambio, che possono dare stabilità al mercato, dai produttori ai consumatori».
La disputa Una decisione, quella che giunge dagli Stati Uniti, nata come conseguenza della disputa in sede WTO/OMC tra USA ed UE, inerente i sussidi ai costruttori aerei del Consorzio Airbus il quale avrebbe ricevuto 22 miliardi di dollari da UE, Germania, Francia, Regno Unito e Spagna, contravvenendo alle regole OMC/WTO. E che ha portato lo scorso 12 aprile a stilare una lista iniziale di prodotti UE – individuati nei codici Harmonized Tariff Schedule – importati, per un valore di 21 miliardi di dollari. Lista ulteriormente implementata lo scorso 1 luglio su sollecitazione dell’US Trade Representative, che ha proposto l’inserimento di ulteriori 89 categorie tariffarie di prodotti – per un valore di 4 miliardi di dollari – da sottoporre al suddetto dazio.