Una banca dati unica nel suo genere, il controllo biologico e la bonifica di suoli contaminati. Questa è la strategia che il CREA, con il suo centro di Viticoltura e Enologia, sta mettendo in campo per contrastare il mal dell’esca, una patologia che sta provocando importanti danni qualitativi e quantitativi alla viticoltura e ingenti perdite economiche per i produttori. Il mal dell’esca della vite è dovuto all’azione spesso combinata o consecutiva di vari funghi, che attaccano il legno della pianta, compromettendo il passaggio dell’acqua e dei nutrienti dalle radici alla parte aerea. Proprio per queste ragioni, i ricercatori del CREA hanno messo a punto un sistema che gli ha permesso di caratterizzare nel dettaglio questa sindrome così complessa.
La ricerca È stata realizzata la prima banca dati composta da funghi provenienti da piante sane e da piante malate. Questa collezione micologica è unica nel suo genere al mondo, perché per la prima volta sono stati individuati e caratterizzati anche i virus che infettano i funghi. Ne è emerso che il fungo, dopo esser stato contagiato dal virus, è meno virulento, e di conseguenza, può, in alcuni casi, essere usato a sua volta come agente di controllo biologico per il mal dell’esca. Tali risultati hanno dato luogo a sperimentazioni successive: alcuni funghi provenienti dalle piante sane sono stati, infatti, testati anch’essi come agenti di biocontrollo per la loro capacità di contrastare quei funghi patogeni che provocano il mal dell’esca. I ricercatori del CREA ne stanno ancora sperimentando e valutando l’efficacia in pianta. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Environmental microbiology ed è consultabile al seguente link. Le indagini condotte non si sono limitate alla pianta: studiando la microflora del suolo è emerso che laddove siano presenti piante malate, risultano infettati anche i suoli, aumentando quindi la facilità e la rapidità di propagazione della sindrome. Con l’intento di bonificare i suoli contaminati, i ricercatori del CREA stanno recuperando la fauna microbica, attraverso una colonizzazione mirata con funghi e batteri benefici, quali ad esempio quelli che aumentano l’azoto nel suolo senza concimare oppure quelli che favoriscono l’assorbimento di fosforo e minerali o quelli che combattono i patogeni. Questo studio è stato pubblicato sulla rivista Soil biology and biochemistry ed è consultabile al seguente link.
Mal dell’esca: entità e danni Questa malattia, da sempre associata a viti piuttosto vecchie, è ampiamente diffusa in tutte le aree viticole del mondo e attualmente causa gravi danni anche in impianti giovani, a causa della diversa sensibilità varietale e della variabilità dei sintomi. Una delle varietà più sensibili, per esempio, è il Glera, con cui si produce il prosecco: nei vigneti giovani (sotto i 10 anni) la diffusione di piante malate è tra il 2-4%, ma supera il 10% nei vigneti più vecchi. Per quanto riguarda le perdite economiche, il costo stimato è di 2.000 euro/anno/ettaro, utilizzando come parametri dei valori medi (un vigneto di 25 anni d’età e una percentuale di piante infette del 6%) e tenuto conto che l’incidenza aumenterà con l’aumentare dell’età del vigneto. Senza considerare che, per i vitigni che raggiungono la piena produttività dopo i 25 anni, l’entità del danno aumenta considerevolmente.
«Importante intervenire quando il vigneto è giovane» «Per contrastare questa patologia – ha dichiarato Walter Chitarra, ricercatore del CREA Viticoltura ed Enologia, fra gli autori dei due studi – è importante intervenire fin da quando il vigneto è giovane: purtroppo al momento tutti gli approcci sono preventivi ed, in particolare, si basano sul biocontrollo utilizzando il fungo benefico Trichoderma. Per quanto riguarda invece il reimpianto su terreni che presentavano alta incidenza di mal dell’esca si suggerisce una bonifica dei suoli favorendo una microflora benefica: questo può essere fatto utilizzando miscele di sovesci particolari, che arricchiscano il suolo attirando funghi e batteri benefici».