Finalmente, dopo tanti patimenti, arrivano alcuni interessanti segnali di ripresa per il comparto del latte. I primi cinque mesi del 2019 (gennaio-maggio) sono infatti all’insegna di un aumento di prezzo del latte crudo alla stalla rispetto allo stesso periodo del 2018. Le quotazioni sono cresciute in Italia (+10%), in Veneto (+6%), e anche in Lombardia (+10%) ed Emilia-Romagna (+20%), questo secondo l’Osservatorio Latte dell’Ismea.
I principali Paesi lattiferi dell’UE hanno registrato invece performance inferiori (Francia +4%, Germania +5%, EU28 +2%). Per quanto riguarda le consegne di latte ai primi acquirenti, i valori raggiunti nel 2019 risultano più bassi rispetto al 2018: Italia e Veneto -2%, Francia -1,8%, Germania -0,2%, Olanda -2,7%; tra i grandi produttori, il segno positivo lo hanno segnato soltanto la Polonia (+2,7%) e il Regno Unito (+3,1%).
Ricordiamo che il 2018 non era stato un anno positivo per i produttori di latte. Infatti, sempre secondo Ismea, lo scorso anno era stato registrato a livello nazionale un prezzo medio annuo ponderato pari a 36,78 euro/hl (-3,2% sul 2017), al netto di IVA e premi; il Veneto aveva fermato il prezzo sui 36,29 euro/hl, praticamente uguale a quello dell’anno precedente. Di segno negativo, invece, i prezzi registrati in Lombardia (-4,5%) ed Emilia-Romagna (-5,%), mentre ha tenuto il Piemonte. Il calo nazionale del prezzo medio e, soprattutto, di alcune regioni era stato superiore a quello medio europeo (-2,1%, 35,14 euro/hl), ma in linea con l’andamento dei Paesi lattiferi come Germania (-4,6%), Irlanda (-3,8%), Olanda (-5%) e Danimarca (-2,5%), mentre aveva tenuto la Francia (+0,7%) e anche la Polonia (-1,1%).
Da rilevare che la richiesta di prodotti lattiero-caseari al consumo (indagine Ismea-Nielsen) è ritornata a calare nel 2018 in valore della spesa (-0,9%), mentre l’agroalimentare nella sua totalità risulta stabile (+0,3%). I prodotti lattiero-caseari con maggiori riduzioni sono stati soprattutto quelli sfusi (-3,3%), che rappresentano circa 28% dell’acquistato. In particolare, i formaggi semiduri (-2,2%), il latte fresco e UHT (-1,9%), i formaggi industriali e duri (-0,8%). Si salvano gli yogurt ed i formaggi freschi.
Le dinamiche positive, per il Veneto, vengono dall’esportazione di alcuni prodotti DOP, come il Grana Padano (+5%) e l’Asiago che contribuiscono, insieme agli altri DOP caseari, al sostegno del prezzo del latte alla stalla e che consentono alle cooperative lattiero-casearie di liquidare prezzi superiori alla media.
I dati sul prezzo di liquidazione (anno 2017, ultimi disponibili), elaborati nel Report di Veneto Agricoltura, evidenziano, come risultato per la cooperazione veneta, un valore medio annuo ponderato pari a 44,43 euro/hl, IVA e premi compresi (+8,4%), valore superiore di circa 4 euro/hl del prezzo medio monitorato dall’Osservatorio Latte dell’Ismea nello stesso anno per la nostra regione, pari a quasi 40 euro/hl IVA compresa. Il Report è completato da ulteriori analisi di confronto sul prezzo di liquidazione di altre regioni italiane e con i principali Paesi produttori di latte a livello europeo. Nell’elaborato vengono, infine, presentate ulteriori analisi con dettagli per provincia, altitudine e classe di conferimento degli allevamenti.
Il Report è scaricabile da: https://bit.ly/2Y1uBnC.