«La Copagri è impegnata da sempre, in tutte le sedi, per salvaguardare il reddito dei produttori agricoli e si adopera con costanza affinché ogni lavoratore del comparto primario possa contare sulla giusta retribuzione; in tal senso, condividiamo gli obiettivi alla base dell’introduzione del cosiddetto salario minimo orario, strumento di welfare già presente nell’ordinamento giuridico della stragrande maggioranza dei Paesi europei e del quale si era già iniziato a parlare nella scorsa legislatura, ribadendo però la necessità di mettere un argine alla scarsa redditività dell’agricoltura». Lo ha sottolineato il presidente della Copagri Franco Verrascina, intervenendo al tavolo di confronto con le parti sociali sulle misure per il lavoro e per il welfare, svoltosi a Palazzo Chigi alla presenza del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha fatto seguito ai confronti sulla riforma fiscale e sul piano per il Sud.
Quasi il 40% dei lavoratori percepisce meno di 9 euro l’ora «Basti pensare – prosegue Verrascina – che ad oggi, il 22% circa dei lavoratori dipendenti percepisce meno di 9 euro lordi l’ora, percentuale che nel comparto agricolo sfiora il 40% dei lavoratori, evidenziando perciò le notevoli e molteplici difficoltà con le quali sono quotidianamente costretti a confrontarsi i nostri produttori agricoli. Con riferimento al cosiddetto salario minimo orario attendiamo però di conoscere i dettagli attuativi di tale misura, con particolare riferimento alla ratio della norma: non si comprende, ad esempio, se questa si riferisca alla paga oraria media mensile oppure alla paga oraria media annua, che comprende altre voci non secondarie quali le retribuzioni versate in altri momenti, come ferie, tredicesima e tfr. Bisogna poi chiarire se la cifra che si intende quale salario minimo orario corrisponde a un compenso fisso o a una sorta di ‘scala mobile’ che possa variare in relazione a fattori esterni quali l’inflazione e il costo della vita; rimandiamo pertanto tali valutazioni ai prossimi confronti tra le parti sociali e l’esecutivo. In ogni caso ribadiamo che, se una da una parte è giusto e doveroso tutelare il salario dei lavoratori del nostro agroalimentare, dall’altra, è altrettanto dovuto e urgente, salvaguardare il reddito degli imprenditori agricoli», ha concluso Verrascina.