Una nave con 19mila tonnellate di grano canadese è ferma da una settimana nel porto di Pozzallo in attesa che vengano concluse le analisi sul cereale. Immediatamente si è scatenata una campagna contro l’import di cereali.
Ogni anno vengono effettuati 220 mila controlli sui prodotti alimentari: “Dobbiamo essere in grado – afferma il presidente di Anacer (associazione nazionale cerealisti), Carlo Licciardi – di mettere a disposizione più informazioni scientifiche possibili ed essere assolutamente trasparenti su ciò che viene importato, verificando la salubrità dei prodotti. In Italia i controlli sanitari vengono fatti seriamente e noi abbiamo sempre collaborato. In questo modo il consumatore può essere aiutato a superare le diffidenze sui cereali importati”.
L’Italia produce meno del 50% di grano e mais necessari all’industria agroalimentare. Quindi, senza l’import, fatto nel rispetto della salubrità e della qualità, il Made in Italy avrebbe un contraccolpo drammatico. “Demonizzare gli arrivi di grano dall’estero – aggiunge Licciardi – è una strategia che, se dal punto di vista di alcune organizzazioni di produttori altamente politicizzate porta a dei risultati di visibilità, dal punto di vista dell’economia del settore ha come risultato solo la lenta perdita di fiducia verso un’industria, quella molitoria e pastaria, che è considerata un’eccellenza con prodotti che vengono esportati in ben 190 Paesi diversi nel mondo”.
Tornando ai controlli, “l’Europa è più restrittiva di tutti gli altri Paesi e a ciò possiamo aggiungere che l’Italia è ancor più severa su alcuni parametri sanitari. Ciò è positivo, ma è necessario superare questa disparità dentro l’Ue stessa e questo è un tema che dovrà essere affrontato cercando la maggiore uniformità possibile”.