Una misura previdente volta a tutelare la denominazione e anche il paesaggio, con il fine ultimo di premiare la qualità del prodotto e di conseguenza il lavoro dei produttori di Barolo.
Approvato in consiglio di amministrazione ed annunciato in occasione di un incontro con i produttori lo scorso 12 luglio, il blocco degli impianti è una misura che fa parte della gestione ordinaria di una denominazione e non si tratta di una ‘misura anticrisi’. È uno strumento necessario per gestire la capacità produttiva in un momento in cui è bene essere cauti a prescindere dal trend positivo di lungo periodo.
“La situazione attuale dei mercati non è critica ma importante essere previdenti davanti alla contrazione delle esportazioni verso alcuni paesi come il Regno Unito e la Germania e a fronte di una produzione che negli anni è incrementata. Il modo più semplice per contenere il problema è intervenire sugli ettari vitati”, ha dichiarato il presidente del Consorzio Matteo Ascheri.
Il sistema era già contingentato: dal 2011 era già in vigore un bando regionale che prevedeva un numero massimo di ettari ogni anno. Lo stop di tre anni permetterà da un lato di tutelare un paesaggio sempre maggiormente interconnesso con la viticoltura e dall’altro di dare ai mercati la possibilità di calibrarsi sull’aumentata produzione di Barolo degli ultimi anni.
“Il blocco triennale dei nuovi vigneti di Barolo”, ha concluso il Presidente, “è peraltro in linea con l’obiettivo del Consorzio di innalzare il livello qualitativo di consumo di questo vino, perseguito anche attraverso le attività di promozione all’estero: in ultima analisi, è uno strumento di promozione della qualità attraverso il controllo della quantità”.
La misura verrà presentata alla regione Piemonte nelle prossime settimane.