A causa della crisi di governo il disegno di legge sulle produzioni biologiche rischia di non vedere la luce. È la preoccupazione del presidente di Cia -Agricoltori Italiani dell’Emilia Romagna Cristiano Fini. ricordando come il provvedimento “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico” era in discussione al Senato dopo aver ottenuto una prima approvazione alla Camera.
“Il disegno di legge in discussione è importante per il settore perché contempla misure come l’istituzione del marchio biologico italiano, la disciplina del Piano d’azione nazionale per la produzione biologica e l’introduzione del Piano nazionale per le sementi biologiche – sottolinea Fini – oltre che l’istituzione al ministero delle Politiche agricole del Fondo per lo sviluppo della produzione biologica e del Tavolo di filiera per i prodotti bio al fine di disciplinare i cosiddetti distretti biologici”.
Il testo contiene gli strumenti necessari a favorire lo sviluppo e la competitività di un settore in continua crescita e riconosce il valore ambientale dell’agricoltura biologica anche in riferimento alla lotta contro i cambiamenti climatici, oltre che dal punto di vista economico e sociale. “L’applicazione del provvedimento consentirebbe inoltre di intensificare i controlli sui prodotti biologici importati dai paesi extra europei”, conclude Fini.
In Emilia Romagna nel 2018 le imprese bio occupavano 152.400 ettari, pari al 15% dell’intera superfice agricola utilizzata (Sau) in regione e oltre 5.040 aziende agricole, oltre a 1188 che si occupano di trasformazione e commercializzazione.
Dai produttori di biologico viene ricordato che in sette anni, dal 2011 al 2017, la superficie agricola nazionale a coltivazione biologica è aumentata del 71%; le vendite di prodotti da agricoltura biologica in Italia registrano un incremento dell’8% nell’ultimo anno, con un giro d’affari di 3,5 miliardi di euro e 2 miliardi per le esportazioni.