In Francia la ricerca scientifica sul miglioramento genetico del sorgo è particolarmente attiva. Non a caso il Paese d’oltr’Alpe è il maggior produttore di questo cereale a livello europeo. E non a caso è proprio nei suoi laboratori che le varietà oggi presenti sul mercato hanno raggiunto livelli di eccellenza, confermati prima di tutto dalle prove sperimentali effettuate negli appezzamenti di terreno dislocati in gran parte nel sud della Francia.
Al convegno che il 21 novembre prossimo si terrà presso l’Aula Messieri del Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’Università di Bologna (sede di Ozzano Emilia), organizzato dall’Organizzazione interprofessionale europea Sorghum ID, si parlerà anche di miglioramento genetico del sorgo.
Il titolo dell’evento è “Il sorgo, la risposta a un’agricoltura che guarda al futuro”. Tra i relatori che animeranno l’incontro ci sarà anche Fréderic Guedj, responsabile tecnico del Gruppo cooperativo francese Euralis.
Dottor Guedj, quali sono gli ultimi risultati raggiunti dalla ricerca scientifica sul miglioramento genetico del sorgo? Di anno in anno questo lungo processo si perfeziona sempre di più. Oggi possiamo dire di aver migliorato la stabilità e la resa della sostanza secca. Sarebbe però riduttivo fermarsi a questi due elementi perché il miglioramento ha riguardato anche la qualità del seme, in particolare il contenuto proteico, il valore energetico e il tasso di amido, un aspetto molto importante per la produzione di mangimi, a cui in Europa è destinato circa il 60% dei cereali prodotti. Si fa presto quindi a capire che il sorgo, oggi, può rappresentare un elemento molto importante all’interno delle razioni destinate all’alimentazione animale sia per il ridottissimo rischio di contaminazione da micotossine, sia perché le varietà europee oggi in commercio hanno un contenuto molto basso di tannino che in Francia è <0,14% a fronte di una media europea <0,3%.
Gli esperti confermano che il sorgo è una coltura in grado di rispondere positivamente agli effetti provocati dai cambiamenti climatici. A questo proposito la ricerca scientifica privilegia maggiormente la resistenza alla siccità, alle basse temperature, alle malattie? Sono queste le priorità dei programmi di ricerca, insieme alla precocità e alla stabilità già citate. I progetti in atto seguono questi indirizzi anche per offrire una diversificazione colturale a favore di varietà più rustiche, con una maggiore resistenza alle basse temperature che possa favorire una germinazione più vigorosa a seguito di una semina precoce, garantendo ugualmente un’ottima resa. Riguardo le malattie, le caratteristiche del sorgo e le metodologie colturali utilizzate ci consentono oggi di ritenerle controllabili, anche se l’allerta non va mai abbassata perché il forte sviluppo di qualsiasi pianta può favorire la diffusione di parassiti. Il ridotto fabbisogno idrico del sorgo, che nella tipologia da granella e insilato è rispettivamente inferiore del 50% e del 30% rispetto al mais, rappresenta per l’Europa una valida alternativa, soprattutto se consideriamo che l’85% delle superfici coltivate nel Vecchio Continente non sono irrigate e devono dipendere dalle precipitazioni che, come abbiamo visto negli ultimi anni, sono molto condizionate proprio dai cambiamenti climatici.
Quanto investe ogni anno Euralis nella ricerca scientifica per il miglioramento genetico del sorgo e quanto è importante per l’azienda incrementare questo aspetto? Grazie alla nascita di Eurosorgho, associazione creata nel 2009 dall’unione di Seeds of Provence ed Euralis che si avvale della competenza e della professionalità di eccellenti ricercatori scientifici, la ricerca sul miglioramento genetico del sorgo, in Francia, ha raggiunto livelli molto elevati. Questo ci consente di selezionare le varietà più indicate per le diverse destinazioni di utilizzo: dall’insilato alla biomassa, dalla produzione di mangimi a quella per l’alimentazione umana. Ogni anno Euralis investe nella ricerca il 13% del suo fatturato.
Quanto è aumentata, sia quantitativamente che qualitativamente la produzione di sorgo in Francia grazie ai risultati ottenuti dal miglioramento genetico della pianta? Secondo i dati più recenti diffusi da Arvalis e riferiti al 2018, dagli anni Settanta a oggi il sorgo da granella è aumentato di 0,5q/ha/anno, raggiungendo una resa media di 55q/ha con punte che possono anche superare 100q/ha. Da un punto di vista qualitativo nel 2018, in Francia, il sorgo ha raggiunto un contenuto proteico medio del 10,4% a fronte del 7,9% del mais; amido al 76% (mais 74,3%) e un contenuto di grassi del 4,6% (mais 3,8%).
Quali sono gli obiettivi che vi siete dati nel breve periodo? Puntiamo ad incrementare la tolleranza del sorgo da granella e da foraggio alle basse temperature, soprattutto in previsione di una maggiore diffusione della coltura nei Paesi del Nord Europa. L’aumento della resa è un altro dei nostri obiettivi, così come lo sviluppo di nuove tipologie con un più elevato tenore di elementi nutrizionali specifici, soprattutto per la coltura destinata all’alimentazione umana che in Europa copre il 20% del consumo di cereali e che prevediamo in aumento nella produzione di pane, biscotti, pasta, liquori, birre. Puntiamo inoltre a realizzare un seme ricco di antiossidanti, ferro, fibra, vitamina B6 e totalmente privo di glutine. Riguardo il sorgo da foraggio il nostro obiettivo è quello di migliorarne la qualità e la produzione. L’auspicio non può che essere quello di accrescere la ricerca sul miglioramento genetico del sorgo attraverso progetti che coinvolgano enti pubblici e privati. Come abbiamo già ribadito i cambiamenti climatici ci obbligano a trovare alternative colturali in grado di soddisfare le esigenze agricole, alimentari e ambientali. Il sorgo è decisamente un’alternativa interessante per il nostro futuro.