«Se davvero il presidente americano Trump portasse i dazi sul Grana Padano DOP dai 2 euro di oggi a 20 euro al chilogrammo, si scatenerebbe la rivolta, con 40mila persone che ogni giorno con passione lo producono pronte a manifestare davanti alle basi militari statunitensi in Lombardia e in Veneto». Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Tutela Grana Padano, ha rilanciato con forza l’allarme e la protesta per la decisione della WTO, che ha concesso alla Casa Bianca di alzare i dazi nei confronti dei prodotti europei in risposta agli aiuti UE agli Airbus in concorrenza con l’americana Boeing.
Berni è intervenuto ad un convegno organizzato a Piazzola Sul Brenta (PD) nell’ambito di CASEUS VENETI, la due giorni dedicata alla produzione casearia veneta, regione dove il Grana Padano DOP conta importanti caseifici. «Ci sono 700mila forme di Grana Padano DOP pronte nei magazzini per essere consegnate – ha ricordato il direttore generale del Consorzio che crea il formaggio a denominazione d’origine protetta più consumato nel mondo, con 4.932.996 forme prodotte nel 2018 e 3.581.994 già lavorate nei primi otto mesi del 2019 e con ben 1.938.328 forme destinate lo scorso anno all’export – Se i dazi dovessero essere aumentati come ipotizzato, il prezzo del Grana Padano DOP subirebbe un tracollo del 20%».
Sul mercato pesa inoltre il tema della trasparenza sulla tracciabilità dei prodotti in un settore sempre più importante, quello della ristorazione, che vede i millennials consumare in casa in una settimana solo cinque pasti su 14. «In questo comparto il Grana Padano DOP raggiunge uno share del 35%, mentre primeggiano i cosiddetti similari, più a buon mercato, ma senza le garanzie di qualità e salubrità per i consumatori che solo un formaggio DOP offre ai consumatori» ha commentato il direttore generale del Consorzio, che ricordando il prezioso lavoro svolto dal governatore veneto Zaia nel ruolo di ministro delle Politiche Agricole, ha lanciato un appello a istituzioni e operatori. «Dateci una mano ad introdurre nei menù, soprattutto nel self service, le indicazioni sugli ingredienti e sul formaggio che viene messo nella grattugia e portano in tavola – ha concluso Berni – Chiediamo siano brandizzati i contenitori per informare il cliente del pubblico esercizio su quello che mangia».