Sfamare il mondo grazie al progresso scientifico ha salvato vite umane ed evitato tanta sofferenza quanto o forse più della rivoluzione medica che ha portato a vaccini ed antibiotici. Eppure, così come esistono fanatici no-vax e teorici del complotto di Big Pharma che si oppongono alla somministrazione di cure mediche, così esistono fanatici oppositori del progresso in agricoltura e teorici del complotto dell’Agroindustria che ogni giorno propongono un irresponsabile ritorno al passato, demonizzando gli agricoltori e i prodotti della ricerca scientifica e fingendo di ignorare la catastrofe ambientale che si avrebbe se si tornasse con la popolazione attuale ai metodi agricoli di un secolo fa.
A sottolinearlo è il SETA – Scienze e Tecnologie per la Salute, in merito alla nomina da parte del ministro Fioramonti dell’attivista Vandana Shiva quale consulente scientifico.
Solo per fare qualche esempio, se si fosse deliberatamente rinunciato a utilizzare le genetiche innovative, la meccanizzazione, la chimica di fitofarmaci e concimi e l’irrigazione, per compensare le minori rese sarebbe stato necessario coltivare a grano una nuova superficie pari alla somma di Canada e Messico, circa 12 milioni di chilometri quadrati in più rispetto ai 7 milioni attuali. Un impatto ambientale inimmaginabile, sia in termini di riduzione di biodiversità, sia in termini di carburanti fossili necessari a dissodare un’area per giunta disponibile solo in teoria, dato che di fatto non esiste al Mondo la possibilità di coltivare così tante nuove terre se non intaccando ulteriormente il patrimonio boschivo e le praterie naturali.
Tra i più vocali venditori di fumo nel campo del negazionismo scientifico in agricoltura si pone senza dubbio Vandana Shiva, esponente di un antiscientismo radicale e militante e nota per aver diffuso grazie ad una efficace strategia comunicativa alcune fra le peggiori e più tenaci bugie che inquinano il dibattito pubblico.
In proposito, si ricordano le sue bugie circa i suicidi degli agricoltori indiani dovute alla coltivazione di cotone transgenico, fino alle recenti bugie circa le cause e i rimedi per il disseccamento rapido dell’ulivo nel nostro Paese: bugie raccontate a fronte di lauti guadagni, considerate le parcelle richieste per i suoi numerosi interventi.
Per non parlare delle bugie circa la sterilità delle colture OGM. Oggi non esiste al mondo nessun seme sterile di nessun tipo di pianta Ogm. Moltissimi, anche tra gli scienziati che operano in altri campi sono persuasi da questa bufala, e da parte nostra non ci stancheremo mai di ripetere che è un falso entrato nelle teste di tantissime persone e che inquina da decenni il dibattito su questi temi.
A fronte di questi fatti, è impensabile che in un paese occidentale avanzato come il nostro ci si possa avvalere proprio presso il ministero dell’università e della ricerca scientifica della consulenza di Vandana Shiva sul tema dello sviluppo sostenibile: le idee da lei espresse, infatti, portano al più ad un sottosviluppo insostenibile, per la popolazione e per l’ambiente insieme.
Per questo motivo, il gruppo informale SETA, unendo la propria voce a quella delle società scientifiche aderenti alla FISV, alla SIGA e ad altre che si sono già pronunciate, invita il ministro Fioramonti a riconsiderare l’annunciata decisione di avvalersi presso il suo ministero della consulenza di un siffatto soggetto che risulta del tutto incompatibile con l’esercizio di quella funzione che sarebbe chiamata a svolgere.
SETA (Scienze e Tecnologie per l’Agricoltura) – Una nuova associazione di cultura scientifica per raccontare l’agricoltura di oggi e di domani Parlare di innovazione in agricoltura è un dovere imprescindibile per il benessere dell’Umanità e per le future generazioni. L’innovazione dev’essere declinata a livello di genetica di piante coltivate e animali domestici, di tecniche colturali e di allevamento, di organizzazione delle imprese e delle filiere agro-alimentari e dev’essere valutata quantitativamente sia per gli effetti in termini produttivi (quantità e qualità dei prodotti), sia per le ripercussioni in termini di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Innovare significa mirare a un’agricoltura integrata che inglobi armonicamente le nuove tecnologie.
Per promuovere una tale prospettiva è nato il gruppo informale SETA (Scienze e Tecnologie per l’Agricoltura) che si basa su un tessuto di relazioni di gente libera che ha come denominatore comune la fiducia nel metodo scientifico come strumento chiave per affrontare e risolvere i problemi.