«Il sistema Grana Padano, in un anno, se venissero applicati i dazi annunciati dall’Organizzazione Mondiale del Commercio, subirebbe un danno quantificabile in circa 270 milioni di euro. Un vero e proprio macigno che metterebbe in ginocchio un intero comparto. Ci auguriamo che alle prese di posizione del presidente Conte, facciano seguito, anche grazie alla vostra attenzione, interventi concreti nelle sedi internazionali competenti».
Lo scrive in una lettera inviata ai ministri Teresa Bellanova (Politiche Agricole e Alimentari) e Stefano Patuanelli (Sviluppo economico) Stefano Berni, Direttore Generale del Consorzio Grana Padano, il prodotto Dop più consumato del mondo con circa 5 milioni di forme annue.
«Tale danno – si legge ancora nella missiva – si trasferirebbe sulle 4.000 stalle il cui latte è destinato alla produzione di Grana Padano e sulle altre aziende il cui prezzo del latte è, da sempre, condizionato dall’andamento del Grana Padano. Questo danno indiretto al latte italiano non sarebbe inferiore ai 150 milioni di euro all’anno».
«Il sistema lattiero caseario italiano, per latte omogeneo, escluso quindi quello del Parmigiano Reggiano a sé stante – spiega ancora Berni nella lettera – sarebbe superiore ai 400 milioni di euro all’anno. Tutto ciò è inaccettabile e lo è ancor di più se si considera il danno che produrrebbe al prezzo ‘alla stalla’ del latte omogeneo: certamente non meno di 5 o 6 centesimi al litro di perdita secca».
Il presidente del Consorzio ricorda poi ai ministri che: «Il valore annuo della produzione di Grana Padano al caseificio è di 1,5 miliardi di euro e il valore di quello esportato in un anno negli USA alla produzione è annualmente di 60 milioni».
Tutto ciò per arrivare a dire che: «Il valore della perdita di esportazione, pari a non meno dell’80%, sarà di 50 milioni all’anno. Senza sottovalutare che le forme già da mesi nei magazzini di stagionatura e destinate al mercato americano, peseranno tremendamente sugli altri Paesi, tra cui l’Italia, portando squilibrio sicuro nella bilancia commerciale».