Troppo prodotto sul mercato e i prezzi cadono in picchiata. Una partenza in salita per le mele veronesi, che pagano lo scotto di un eccesso di giacenza in magazzino e un’invasione di frutta dall’estero.
«La stagione parte male per noi produttori – sottolinea Pietro Spellini, vicepresidente di Confagricoltura Verona e frutticoltore -. Nonostante abbiamo perso molta frutta con la cimice asiatica e la Polonia quest’anno abbia subito una perdita del raccolto pari al 40 per cento, non riusciamo comunque a vendere le mele a prezzi accettabili. Il Gala e i nuovi cloni erano partiti molto bene, con performance ottime per due settimane. Poi sono diventati invendibili. I supermercati le svendono già a poco più di 70 centesimi al chilo e noi quando va bene prendiamo 15-20 centesimi per la roba bella, quando i costi di produzione veleggiano intorno ai 30 centesimi al chilo. Tutt’altra musica rispetto allo scorso anno, quando le nuove mutazioni del Gala erano state vendute bene, con prezzi soddisfacenti partiti da 80 centesimi al chilo e infine stabili tra i 50 e i 60 centesimi».
Non va meglio con le Golden, che sono ancora in raccolta: «Le vendiamo a 15-20 centesimi, anche se a detto che con questa varietà si parte sempre in sordina, per recuperare ad autunno inoltrato. L’anno scorso ci eravamo assestati su un prezzo medio di 60 centesimi al chilo, ma era stata in generale una stagione favorevole, di grande ripresa rispetto al 2017 segnato da gelate e maltempo. Quest’anno tutto il settore della frutta è in affanno, anche a causa della cimice. Le cooperative chiudono, i lavoratori restano a casa. Sono segnali preoccupanti, che tracciano orizzonti sempre più cupi per il comparto».